L'immagine è stata messa agli atti della nuova inchiesta contro i boss di Cosa Nostra. Il conduttore: "Sapere che c'erano quei due a guardarmi mi fa impressione"
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C'è una fotografia che raffigura Matteo Messina Denaro e Giuseppe Graviano tra gli spettatori del Maurizio Costanzo show, un anno prima dell'attentato del 14 maggio 1993 al conduttore Mediaset e all'allora fidanzata Maria De Filippi. Era il 1992 quando i due boss si infiltrarono fra il pubblico della trasmissione per studiare l'obiettivo e lo scatto è ora agli atti giudiziari.
Intercettazioni in carcere - Quella fotografia, rivela "Il fatto quotidiano", è tra i documenti ufficiali delle nuove indagini su Graviano per l'ipotesi di minaccial a corpo dello Stato. A mettere sulla buona strada gli inquirenti sembra siano state proprio alcune frasi di Graviano intercettate mentre il boss passeggiava in carcere, ad Ascoli Piceno dove è rinchiuso: è il 24 settembre 2016 quando, in regime di 41 bis, fa rivelazioni interessanti al suo compagno di detenzione Umberto Adinolfi.
Gli parla di una trasmissione del Costanzo show a cui fu invitato anche Giovanni Falcone, poco prima dell'uccisione del magistrato, a cui avrebbe partecipato anche lui, Giuseppe Graviano. Ecco le parole del boss: "Nel 1992 a Roma, quando c'era Falcone al Costanzo, dove si sedeva, c'erano otto persone. Eravamo io, palermitani, due di Brancaccio, miei, due di... che poi se ne sono andati che avevano un matrimonio e altri due che si sono fatti pentiti, uno di Castelvetrano e uno di Mazara del Vallo: Sinacori e Geraci".
Graviano e Messina Denaro tra il pubblico del Costanzo show - Da quelle parole è scattata l'indagine, che ha scandagliato le foto legate alla trasmissione nel periodo individuato. Si è potuto verificare che tra gli spettatori c'erano anche i due boss, lo stesso Graviano e Matteo Messina Denaro, andati al teatro dei Parioli ad assistere allo "Show". Entrambi, si sarebbe poi scoperto, erano stati inseriti da Totò Riina nella "Supercosa", corpo di elite costruito dal Capo dei Capi dentro Cosa Nostra. Dopo la strage di Capaci ad opera di Giovanni Brusca e delle famiglie di Altofonte e San Giuseppe Jato la direzione operativa delle stragi successive passò direttamente nell'orbita di Graviano, condannato con il fratello Filippo per le stragi del '92, del '93 di Milano e Firenze (10 morti) e per le bombe di Roma alle basiliche, oltre che per l'attentato fallito a Costanzo.
L'attentato e il cambio dell'autista - Il Fatto sottolinea che le parole di Graviano sulla sua partecipazione al Costanzo Show corrispondono a verità ma precisa anche che la sera in cui il boss era alla trasmissione, l'ospite di punta non era Falcone ma un altro personaggio importante. Dopo quella puntata in tv, l'attentato fu rinviato per più di un anno e realizzato il 14 maggio. A salvare il conduttore fu soltanto il caso: quella sera con Costanzo non c'era il solito autista, con la sua Alfa 164, ma un sostituto in Mercedes. Fu quella sorpresa a causare l'attimo di esitazione per i killer, e solo quell'attimo evitò la strage. Quella per cui erano scesi in campo due che sono oggi tra i maggiori boss di Cosa Nostra: uno, Graviano, in carcere, l'altro, Messina Denaro, ancora latitante.
Costanzo: "Mi fa impressione" - Costanzo era finito nel mirino della mafia in seguito a una serie di iniziative particolarmente pesanti contro la criminalità organizzata. In particolare nel settembre 1991 aveva organizzato una trasmissione a reti unficiate con Michele Santoro per commemorare Libero Grassi, l'imprenditore ucciso dopo aver detto in tv che non avrebbe mai pagato il pizzo. E poi ai Parioli era andato anche, appunto, il nemico numero uno della mafia, Giovanni Falcone. A cui poco dopo sarebbe stata chiusa definitivamente la bocca. Anche Costanzo ha rischiato grosso. Oggi dice: "Apprendo solo ora di quelle foto. Sapevo che mi avevano seguito ma che poi avevano desistito. Immaginare Messina Denaro tra il pubblico mi fa impressione".