La mattina del 2 ottobre 1978, all'età di 26 anni, l'uomo fu sequestrato dall'Anonima sequestri a Cesano Boscone (Milano). Non fu mai ritrovato
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Fiorenza Rancilio, la donna trovata morta nella sua casa di Milano con profonde lesioni alla testa, era sorella di Augusto Rancilio, un architetto, che, la mattina del 2 ottobre 1978, all'età di 26 anni, fu rapito dall'Anonima sequestri a Cesano Boscone (Milano). Non fu mai più ritrovato.
Nella mattina del 2 agosto 1978, Augusto Rancilio fu aggredito e rapito dall'Anonima sequestri mentre stava entrando in uno dei cantieri del padre Gervaso, proprio insieme aquest'ultimo. I due furono circondati da un commando di 8 persone: il giovane fu caricato su un furgone e di lui non si seppe più nulla.
Il padre del ragazzo rapito dichiarò immediatamente l'impossibilità di poter pagare un riscatto perché - spiegò - tutte le imprese a lui riconducibili erano sovvenzionate da banche.
Subito dopo il rapimento, furono formulate varie ipotesi per spiegare l'accaduto: all'epoca dei fatti, la Stampa riportò che si pensava che la vittima designata del sequestro fosse Gervaso e che, all'ultimo, i malviventi avessero preferito Augusto; sarebbe stato lui stesso, durante la colluttazione, a urlare ai banditi: "Lasciatelo stare, è vecchio, prendete me al suo posto". Tale ipotesi però non venne confermata.
La svolta nel caso del sequestro di Augusto avvenne nei primi anni Novanta, quando il boss calabrese Saverio Morabito iniziò a collaborare con la magistratura. Morabito svelò i collegamenti tra la ‘ndrangheta calabrese e la mafia siciliana, rivelando i retroscena di omicidi, sequestri e rapine che si erano verificati nel territorio nei decenni precedenti, permettendo tra l'altro l'arresto della maggior parte dei membri della banda.
Secondo la ricostruzione, Augusto morì durante un tentativo di fuga, i resti del suo corpo però non vennero mai ritrovati. Alla sua memoria nel 1983 fu intitolata una fondazione culturale senza scopo di lucro, per anni presieduta proprio dalla sorella Fiorenza.