Qualche giorno in famiglia per il più giovane dei fratelli Savi, condannato all'ergastolo. I famigliari delle vittime: non riusciremo mai a perdonare, non sono pentiti
Alberto Savi, il più giovane dei tre fratelli della banda della Uno Bianca (gli altri sono Roberto e Fabio), che tra il 1987 e l'autunno del 1994 fece 24 morti e oltre cento feriti, durante le vacanze natalizie ha usufruito di un permesso premio, potendo trascorrere qualche giorno a casa con i familiari.
Il killer, un ex poliziotto che sta scontando l'ergastolo, è già rientrato nel carcere di Padova dopo il permesso, come ha confermato la sua legale, Anna Maria Marin.
Non è la prima volta che Alberto Savi usufruisce di un beneficio. Era già successo nell'aprile del 2018 quando aveva ottenuto tre giorni e mezzo di permesso per le feste, con la possibilità di uscire a pranzo il giorno di Pasqua. E ancor prima nel 2017, quando gli furono concesse dodici ore da trascorrere in una comunità protetta. "Sta continuando in maniera regolare i permessi premio - ha spiegato l'avvocato Marin - e il suo comportamento viene valutato costantemente. In carcere prosegue a lavorare con una cooperativa".
I parenti delle vittime si dichiarano totalmente contrari al provvedimento. Per loro parla Rosanna Zecchi, presidentessa dell'associazione dei famigliari delle vittime: "La nostra è una battaglia contro i mulini a vento, più diciamo che non riusciremo mai a perdonare i killer della Uno Bianca e più li fanno uscire. Sono convinta che non sono pentiti. Alcuni feriti ancora mi chiamano per dirmi che hanno paura di poterli incontrare in strada. La nostra non è una battaglia personale, ma in difesa della società civile".
"Capisco che chi ha rubato un pezzo di pane possa usufruire di permessi per uscire o di altri benefici in carcere - ha aggiunto Zecchi - ma per gli assassini non dovrebbe essere così, questo non è possibile. Già è uscito Marino Occhipinti, che è definitivamente libero, ora prima o poi lo faranno tutti. Ma la giustizia dov'è?".