"Il prete 'trasparente e duro come un diamante' continua a trasmettere la luce di Dio sul cammino della Chiesa, prendete la fiaccola e portatela avanti", ha detto il Pontefice. Il card. Betori ha aggiunto che non ci sarà alcun "processo canonico"
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"Il prete 'trasparente e duro come un diamante' continua a trasmettere la luce di Dio sul cammino della Chiesa, prendete la fiaccola e portatela avanti". Così il Papa ha concluso il suo ricordo di don Milani, nello spiazzo adiacente la casa di Barbiana. "Pregate che anche io prenda l'esempio di questo bravo prete. E voi sacerdoti tutti - conclude - non c'è pensione nel sacerdozio, tutti avanti con coraggio".
La scuola per don Lorenzo Milani "non era una cosa diversa rispetto alla sua missione di prete, ma il modo concreto con cui svolgere quella missione, dandole un fondamento solido e capace di innalzarlo fino al cielo". Lo ha sottolineato Papa Francesco ricordando il sacerdote fiorentino nato nel 1923 e morto nel 1967 nella Barbiana, dove aveva creato una scuola per i bambini poveri della zona. "Quando la decisione del Vescovo lo condusse da Calenzano a qui, tra i ragazzi di Barbiana - ha aggiunto il Papa - capì subito che se il Signore aveva permesso quel distacco per dargli dei nuovi figli da far crescere e da amare".
Card. Betori: "Non ci sarà alcun processo canonico" - Per don Lorenzo Milani non ci sarà alcun "processo canonico. Assolutamente no, almeno fino a quando ci sarò io. Dopo non tocca a me dirlo, ma io non credo alla santità di don Lorenzo: qui non ci farò un santuario". Lo ha detto l'arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, al termine della visita di Papa Francesco a Barbiana. "A Barbiana mi aspetto che non cambi nulla", ha aggiunto il cardinale.
La madre: "Mi preme che si sappia la verità" - Il Santo Padre ha anche detto che con la sua presenza a Barbiana pensa di dare risposta a quanto auspicava la madre di don Lorenzo. La donna disse: "Mi preme soprattutto che si conosca il prete, che si sappia la verità, che si renda onore alla Chiesa anche per quello che lui è stato nella Chiesa e che la Chiesa renda onore a lui, quella Chiesa che lo ha fatto tanto soffrire ma che gli ha dato il sacerdozio, e la forza di quella fede che resta, per me, il mistero più profondo di mio figlio. Se non si comprenderà realmente il sacerdote che don Lorenzo è stato - concludeva la madre - difficilmente si potrà capire di lui anche tutto il resto; per esempio il suo profondo equilibrio tra durezza e carità".
Confessore di don Lorenzo: "Quel ragazzo partì subito per l'assoluto" - Papa Francesco aveva subito prima ricordato l'essere radicato di don Milani in quel "cattolicesimo fiorentino così vivo attorno alla metà del secolo scorso, sotto il paterno ministero del venerabile cardinale Elia Dalla Costa". Ha anche citato una frase del confessore di don Lorenzo, don Raffaele Bensi, che a proposito del futuro priore di Barbiana disse: "Quel ragazzo partì subito per l'assoluto, senza vie di mezzo. Voleva salvarsi e salvare ad ogni costo".
"Senza questa sete di assoluto - ha commentato il pontefice - si può essere dei buoni funzionari del sacro, ma non si può essere preti, preti veri, capaci di diventare servitori di Cristo nei fratelli". "Cari preti - ha aggiunto - con la grazia di Dio cerchiamo di essere uomini di fede, una fede schietta, non annacquata; e uomini di carità, carità pastorale verso tutti coloro che il Signore ci affida come fratelli e figli". "Don Lorenzo - ha ricordato - ci insegna anche a voler bene alla Chiesa, come le volle bene lui, con la schiettezza e la verità che possono creare anche tensioni, ma mai fratture, abbandoni".