Il fatto raccontato dal segretario generale del Sappe Federico Pilagatti
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Un detenuto ha tentato di evadere dal carcere di Bari, ma ha sbagliato strada ed è arrivato negli uffici della Direzione, dove è stato bloccato. Potrebbe sembrare una barzelletta, ma non lo è, come ha sottolineato il segretario generale del Sappe Federico Pilagatti, che ha reso noto quanto accaduto.
"Potrebbe essere una barzelletta la tentata evasione di un detenuto di origine marocchine che, mentre era ai passeggi, approfittando del fatto che l'agente addetto alla sorveglianza era stato dirottato all'accompagnamento di un altro detenuto in ospedale, si è prima arrampicato sul muro dei passeggi superandolo, poi, sceso nell'intercinta, è riuscito a salire sul muro di cinta, e invece di fuggire ha sbagliato percorso per arrivare dritto negli uffici della Direzione, dove è stato bloccato", ha raccontato nel dettaglio Pilagatti.
"Fortunatamente è finita bene, ma se il detenuto fosse riuscito a evadere e avesse fatto male a qualche cittadino, chi ne avrebbe pagato le conseguenze?", ha chiesto il sindacalista. "Forse sarebbe stato aperto un fascicolo nei confronti dei poliziotti nonché dei vertici del carcere per non aver garantito la sicurezza del penitenziario, che versa in grave carenza di personale, e per aver distolto il poliziotto dal proprio posto di servizio", ha proseguito.
"Il sindacato autonomo polizia penitenziaria ritiene invece che si dovrebbe aprire un fascicolo nei confronti di chi gestisce il servizio sanitario all'interno del carcere di Bari, in cui nonostante siano impiegate circa di una settantina di unità (tra medici, specialisti, tecnici, parasanitari) verrebbero violate in moltissime occasioni delle norme precise che prevedono l'uscita di detenuti dal carcere presso strutture ospedaliere solo in presenza di grave pericolo per i detenuti", ha detto.
Il Sappe "si augura che la tentata evasione faccia aprire gli occhi a chi dovere, magistratura penale e di sorveglianza, poiché questi eventi critici creano allarme sociale". "La polizia penitenziaria - ha concluso Pilagatti - non è più disposta a fare da agnello sacrificale per le responsabilità di altri".