La speleologa estratta dalla grotta, le immagini del salvataggio
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La donna è tornata in superficie attorno alle 3:15, subito dopo è stata trasferita in elicottero all'ospedale di Bergamo
È stata portata fuori dalla grotta alle 3:15 di questa notte la speleologa Ottavia Piana, bloccata a seguito di una caduta nell'Abisso Bueno Fonteno, nella Bergamasca, da sabato pomeriggio. Lo ha annunciato il Soccorso alpino. Nell'ultimo tratto i soccorritori hanno potuto accelerare il passo, anche su suggerimento dei sanitari che dovranno ora valutare con attenzione le sue condizioni di salute. La donna di 32 anni avrebbe riportato traumi alle vertebre e alle costole, fratture alle ossa facciali e a un ginocchio. È stata immediatamente trasferita in elicottero all'ospedale di Bergamo.
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Le operazioni di soccorso si sono protratte ininterrottamente per 80 ore: iniziate alla mezzanotte del 15 dicembre, si sono concluse in anticipo rispetto alle tempistiche stimate e hanno visto l'impiego di 159 tecnici del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico provenienti da 13 Regioni italiane. La donna è stata costantemente monitorata e assistita da un totale di sei medici e otto infermieri. Le forze dell'ordine si occuperanno ora di ricostruire la dinamica dell'incidente per verificare se Ottavia Piana e gli altri 10 speleologi che sabato erano con lei hanno rispettato tutte le norme in materia di sicurezza.
I soccorritori hanno lavorato con turni di 14-15 ore per portare la barella dal punto dove la speleologa era rimasta bloccata fino all'uscita, per un tragitto di quattro chilometri.
È stata la stessa Ottavia Piana a incoraggiare i suoi soccorritori, fino a quando è stata portata fuori dalla grotta "Abisso Bueno Fonteno". "Nell'ultimo tratto ci dava lei la carica", ha detto Corrado Camerini, delegato lombardo. Per il suo soccorso sono stati impegnate in tutto 159 persone, tra Soccorso alpino e vigili del fuoco. L'ultimo tratto è stato percorso più velocemente del previsto, grazie ai tratti disostruiti in precedenza e per la valutazione dei sanitari di evitare soste prolungate. "Il nostro scopo è fare il nostro mestiere con risultato. La risposta dal Soccorso alpino è quella che ci aspettavamo", ha aggiunto Camerini.
L'ultimo tratto, hanno spiegato gli addetti del Soccorso Alpino, è stato percorso più velocemente rispetto al previsto grazie al lavoro preventivo di rimozione anche con mini-cariche esplosive delle ostruzioni naturali in diversi punti dell'anfratto. Non solo, le operazioni sono state più rapide anche per la decisione dei tecnici di evitare soste lunghe anche perché la speleologa 32enne, in condizioni cliniche comunque stabili e ora in ospedale, era sempre più stanca e dolorante con traumi alla schiena e probabili fratture al viso e a una gamba.
Tra i soccorritori che hanno condotto fuori dalla grotta Ottavia Piana c'era anche Tullio Bernabei, speleologo che nel 1980 fu tra i primi a calarsi nel pozzo artesiano di Vermicino nel tentativo, purtroppo vano, di recuperare il piccolo Alfredino Rampi. "La difficoltà sta nel tempo e nella resistenza al dolore", aveva raccontato l'uomo prima di entrare nella grotta per raggiungere gli altri soccorritori".