La testimonianza

Bici giù dai Murazzi a Torino, la ragazza condannata per concorso morale: "Non ho toccato la bicicletta, ma chiedo scusa"

"Le Iene" intervistano Sara Cherici, attualmente ai domiciliari

13 Gen 2025 - 12:50
 © Da video

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Nella sera tra il 20 e il 21 gennaio 2023 a Torino un gruppo di ragazzi aveva lanciato dai Murazzi del Po una bicicletta elettrica. L'oggetto aveva colpito Mauro Glorioso, uno studente palermitano che, a seguito dell'impatto, è rimasto tetraplegico. Gli autori del lancio, 5 adolescenti, sono stati condannati in via definitiva con rito abbreviato a pene comprese fra i sei anni e otto mesi e i nove anni e sei mesi. Quella sera era presente anche Sara Cherici, oggi 20enne, che è stata condannata a 16 anni di reclusione per concorso morale in tentato omicidio. "Le Iene" intervistano la giovane, attualmente ai domiciliari, e provano a ricostruire la vicenda di quella sera.

La testimonianza di Sara

  Ai microfoni del programma di Italia 1, Sara Cherici racconta in maniera approfondita le dinamiche della sera in cui la bicicletta lanciata dai Murazzi a Torino ha colpito Mauro Glorioso. "Io, il mio ex fidanzato, un suo amico, la ragazza del suo amico e un altro ragazzo ci siamo incontrati nel cortile di casa mia. I maggiorenni eravamo io e il ragazzo che poi ha compiuto il fatto (Victor Ulinici, ndr)", esordisce la ragazza. E prosegue: "Sabato sera decidiamo di andare in centro per la movida di Torino. Siamo andati in un locale per berci qualcosa in piazza Vittorio Veneto. Stiamo un po' lì e, a un certo punto, il ragazzo maggiorenne ha iniziato a litigare con la sua fidanzata per via di una richiesta che aveva ricevuto su Instagram. Litigano pesantemente, il ragazzo se ne va con gli altri e io e lei decidiamo di rimanere nel locale". "Poco dopo- prosegue Sara- decidiamo di raggiungerli, anche se erano molto più avanti di noi. I tre ragazzi vanno sull'angolo di questa strada dove c'era la bicicletta in sharing, la prendono e vanno verso la balaustra. Non ho dato peso a quello che stavano facendo e, giusto il tempo di alzare lo sguardo, vedo la bici cadere giù". La bicicletta, come testimoniato durante il processo, fa un volo di oltre 10 metri e cade sulla folla. Colpisce in pieno Mauro Glorioso che rimane a terra, privo di sensi e viene trasportato d'urgenza in terapia intensiva al Cto di Torino dove rimarrà in coma farmacologico per due settimane.

"Hanno fatto una bella c*****a, lo sai che lì sotto c'è gente. Io sono rimasta immobile, mentre l'altra ragazza si è esposta e ha dichiarato di aver visto che c'era tanta folla. Sono scappata e ho iniziato a correre con loro, mentre correvo li insultavo. Mentre prendevamo il pullman, io e l'altra ragazza abbiamo chiesto loro come mai l'avessero fatto, ma sviavano molto la risposta. Come se non avessero fatto niente, non erano neanche spaventati. Erano abbastanza ubriachi", racconta la ragazza. E precisa: "Abbiamo continuato la nostra serata come se nulla fosse, io non ho praticamente dormito tutta la notte perché me lo sentivo". "Con gli altri ragazzi- prosegue Sara- ci siamo visti giorni dopo. Io e l'altra ragazza abbiamo provato a suggerirgli di costituirsi, ma erano tranquilli e pensavano che non sarebbero stati mai beccati". Un dettaglio, però, incastra per primo Victor. "Ha sputato due volte prima di arrivare a questa bici e ha beccato il telefono di un'amica del ragazzo colpito. Questa ragazza ha preso lo sputo e l'ha conservato in un fazzoletto", racconta la giovane. "Pochi giorni dopo, mia sorella aveva notato che non uscivo, che non stavo bene e mi ha chiesto se fosse tutto ok. A quel punto le ho confessato che Victor era il responsabile della bici dei Murazzi. È sbiancata e mi ha consigliato di andare a denunciare", spiega Sara. E prosegue: "Io non ho fatto nulla di quello che andava fatto. Provavo ancora dei sentimenti per il mio ex ragazzo, gli volevo bene nonostante la gravità del fatto". "Ho provato a mettermi in contatto con la famiglia di Mauro, ma mi è tornata indietro. Chiedo scusa umanamente, anche se io non l'ho mai toccata quella bicicletta. Pensare che un ragazzo non potrà mai più riprendere in mano la sua vita è inaccettabile", conclude la ragazza.

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