Spunta un altro caso che riguarda l'influencer coinvolta nella vicenda Sangiuliano. La storia risale al 2018, quando l'imprenditrice fu segnalata per "atti persecutori e denigratori"
Dopo la vicenda Sangiuliano, Maria Rosaria Boccia sarebbe coinvolta in un altro caso politico molto simile. L'influencer avrebbe ricevuto una diffida per atti persecutori da un assessore, al quale avrebbe detto "di essere incinta". L'episodio risale al 2018 ed è stato rivelato oggi dal legale dell'assessore in questione. Dalle carte mostrate dall'avvocato, emerge che Boccia avrebbe poi rassicurato il suo ex amante riportando il risultato negativo di un test di gravidanza. La diffida presentata rivela però che i presunti "atti persecutori e denigratori" sarebbero proseguiti "in maniera sistematica e perdurante".
Secondo quanto riferito dal politico citato dal quotidiano La Verità, Boccia lo avrebbe anche "inseguito con l'auto, anche a folle velocità". Il legale ha evidenziato come la "pur breve relazione affettiva" sarebbe terminata "per volontà unilaterale del mio assistito". Boccia non avrebbe però accettato la fine della storia con l'assessore, arrivando a comunicargli di aspettare un bambino. Da quel momento "per il mio assistito è iniziato un incubo che di fatto lo ha indotto a modificare radicalmente le proprie abitudini di vita, determinando un perdurante e grande stato di ansia o di paura".
La principale accusa mossa contro Maria Rosaria Boccia sarebbe quella di aver lasciato intendere di essere incinta. Dopo la notizia, l'assessore avrebbe chiesto alla donna una prova della gravidanza. "Nonostante il mio assistito avesse ribadito di non voler essere in alcun modo più impegnato in relazione sentimentale, fece presente a Boccia che si sarebbe comunque assunto le responsabilità del caso". L'influencer avrebbe quindi replicato: "Mi hai lasciata incinta per arrivare ai miei soldi e al mio ceto sociale, la tua casa è schifosa, posso comprarne dieci cosi, al tuo paese ti schifano tutti". Sempre secondo la versione riferita dall'avvocato a La Verità, "il mio assistito, anche in presenza di altri soggetti, riceveva continuamente azioni altamente menomanti della libertà fisica oltre che morale".
Tra le accuse mosse dal legale del politico a Boccia figurerebbe anche quella relativa a una citofonata inopportuna, avvenuta il 23 settembre 2018 a Salerno. A confermare le dichiarazioni dell'avvocato ci sarebbe un filmato delle telecamere di sorveglianza del condominio dove abitava il mio assistito, che immortalerebbero l'imprenditrice mentre citofona "insistentemente, sette-otto volte". Senza ricevere risposta dall'assessore, accortosi che si trattava di lei. "Dopo qualche minuto, in maniera alquanto impertinente", la donna "ha iniziato anche a bussare alla porta di casa" e a telefonare al cellulare del politico. La Boccia avrebbe citofonato anche in un'altra occasione, in piena notte.