Escluse la morte naturale e il suicidio che erano stati ipotizzati in un primo momento. L'uomo avrebbe ucciso la moglie perché la considerava un ostacolo a vivere una relazione con un'altra donna
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La Procura di Bologna ha notificato un avviso di fine indagine per omicidio aggravato dai futili motivi e dalla relazione sentimentale a un 53enne accusato di aver assassinato la coniuge 59enne, trovata morta il 5 settembre 2021 in un letto, nella sua casa di Castello d'Argile. Quindi non una morte naturale né un suicidio come si pensò in un primo momento, ma un femminicidio: un marito che avrebbe ucciso la moglie perché la considerava un ostacolo a vivere una relazione con un'altra donna.
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Della conclusione dell'inchiesta dà notizia il Corriere di Bologna. A costruire l'accusa ci sono una serie di presunte omissioni e di dichiarazioni fatte dall'indagato quando è stato sentito, ritenute non veritiere né convincenti: l'uomo, difeso dall'avvocato Ermanno Corso, si è sempre dichiarato innocente. Fu lui a chiamare il 118, riferendo di aver trovato la moglie morta nel letto, ma non segnalò la presenza di una cintura che invece poi, quando i sanitari arrivarono nell'appartamento, disse che era legata al collo della moglie, impiccata alla testiera del letto. Quando i medici arrivarono, però, la cintura non era più lì e fu lui a mostrarla ai soccorritori. Per la ricostruzione degli inquirenti, invece, la donna sarebbe stata imbottita di farmaci (non avrebbe avuto la forza di stringersi la cintura da sola) e presumibilmente strangolata. Il corpo, inoltre, sarebbe stato spostato dopo la morte.
Gli accertamenti hanno poi ritenuto insolita la posizione del cadavere, al centro del letto, così da rendere inverosimile che il marito le avesse dormito a fianco. Il 53enne poi riferì che la sera prima era stato a una sagra quando invece passò la serata insieme alla donna con cui aveva una relazione extraconiugale, in un'altra località. Né spiegò la natura della relazione con l'altra donna, più giovane di lui, e neppure raccontò che il rapporto con la moglie era in crisi da tempo. Le indagini hanno invece accertato come lui frequentasse l'altra donna da mesi, all'insaputa della moglie e avesse pensato, confidandosi in tal senso, all'eventualità di lasciare la coniuge. È stata proprio l'altra donna a riferire agli investigatori che lui non riusciva a chiudere con la moglie, mettendo a verbale: "Entrambi stavamo male per una relazione che aveva bisogno di una svolta".
Gli elementi di accusa sono stati messi in fila da una lunga indagine dei carabinieri del nucleo investigativo, integrate da consulenze medico legali e da accertamenti specifici affidati dal pm Borghini ai militari specializzati nelle investigazioni scientifiche, per la ricostruzione della scena del crimine. L'avviso di fine indagine prelude alla richiesta di rinvio a giudizio: l'indagato potrà chiedere di essere interrogato.