L'uomo accusato di aver ucciso Yara Gambirasio racconta le sue giornate ad un politico in visita e dice: "Leggo, guardo poca tv e rispondo alle lettere di chi mi scrive"
"Ancora non credo alla condanna all'ergastolo. Non ho mai commesso nulla". Ancora una dichiarazione di innocenza. Dopo quasi una settimana dalla sentenzadi condanna per l'omicidio di Yara Gambirasio, Massimo Giuseppe Bossetti torna a ribadire la sua verità e lo fa con un politico lombardo in visita al carcere di Bergamo. Racconta le sue giornate: "Passo il tempo leggendo. Mi piace leggere la cronaca sui giornali. Guardo poca televisione. Ricevo tante lettere di amici, ma anche di gente che non conosco, e io rispondo".
Bossetti ha lo stesso piglio di sempre, intrappolato in quella sua immagine di muratore abbronzato, amante della bella vita e di se stesso. Non parla con gli altri. Non esce, come tutti i detenuti, dalla sua cella, la numero 4, al primo piano della sezione "protetti". Occupa la parte superiore del letto a castello che divide con un detenuto pugliese.
Il suo pensiero è fisso: "Quello che mi ha sconvolto è la perdita della patria potestà genitoriale. Comprendo l'accanimento nei miei confronti con tutto il clamore mediatico e i soldi spesi nelle indagini". Avrebbe voluto avere un'altra possibilità. La ripetizione dell'esame del Dna non gli è stata concessa, eppure lui non si arrende: "Combatterò fino alla fine per amore della mia famiglia che mi è vicina".