Nel corso di una protesta davanti alla sede bresciana di Lonardo sono stati fermati 23 manifestanti e in un video sui social un'attivista di Extinction rebellion parla di trattamenti umilianti e intimidazioni. Le forze dell'oridne nagano ma il caso finsice in Aula. Pd e Avs: "Presentate interrogazioni parlamentari"
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Dalla manifestazione di strada all'interrogazione in Parlamento. E' diventato un caso la perquisizione effettuata lunedì dalla Questura di Brescia nei confronti di un gruppo di attiviste di Extinction rebellion fermate dagli agenti dopo la protesta. "Mi hanno chiesto di togliermi le mutande e fare tre squat, per dei controlli a detta loro - questa la denuncia social di una delle attiviste finite in Questura -. Ai maschi non è stato chiesto di spogliarsi e togliersi i vestiti". Pronta la replica delle forze dell'ordine: "Svolte attività di indagine e d'ufficio secondo le modalità consone del rispetto dei diritti e delle dignità delle persone". Ma il caso approda in Parlamento.
La protesta - Lunedì a Brescia, un gruppo di manifestanti dell'associazione ambientalista Extinction rebellion insieme a Ultima Generazione e Palestina Libera, aveva dato vita a un presidio davanti alla sede dell'azienda Leonardo per dire no alla guerra e contestare il gruppo "che fornisce armi che consentono a Israele di bombardare la popolazione palestinese, i bambini, gli ospedali". Una protesta che si era conclusa con l'intervento delle forze dell'ordine che avevano di peso spostato i manifestati e poi identificati in questura.
La denuncia - In un video pubblicato sui social di Extinction Rebellion, un’attivista ha denunciato di essere stata costretta, e come lei anche altre manifestanti, a spogliarsi e a eseguire piegamenti in Questura a Brescia. "Mi hanno chiesto di togliermi le mutande e fare tre squat, per dei controlli a detta loro. L'attivista ha raccontato che queste persone sono state "denunciate per reati pretestuosi e altre espulse da Brescia con fogli di via obbligatori". Sui canali ufficiali l'associazione dichiara che andranno avanti sull'accaduto. "Si conclude così una giornata piena di abusi in divisa che apre una nuova ferita nella gestione del pubblico dissenso in questo Paese - si legge - "chiederemo giustizia, anche questa volta, affinché il diritto al dissenso venga difeso, onorato e protetto".
La Questura: "Nessun abuso" - La questura di Brescia rigetta ogni accusa: "Tenuto conto delle ripetute condotte illecite poste in essere - che minavano costantemente l'ordine e la sicurezza pubblica - 22 manifestanti sono stati accompagnati in questura per gli adempimenti di polizia, consistiti nella redazione di numerosi atti quali: elezione di domicilio, verbali di perquisizioni personali, verbali di sequestro materiale, nomina di difensore, notifica dei provvedimenti amministrativi" spiega in una nota. E aggiunge che "si è proceduto alle perquisizioni personali tenuto conto delle azioni poste in essere dai manifestanti e per salvaguardare l'incolumità degli operatori di Polizia. Nel corso delle singole perquisizioni, svolte da personale femminile per le donne, è stato chiesto di effettuare piegamenti sulle gambe al fine di rinvenire eventuali oggetti pericolosi. In ogni momento è stata salvaguardata la riservatezza e la dignità delle persone e sono state seguite le corrette procedure operative. Ai soggetti è stata consentita la consumazione del pasto e ai vari interlocutori, tra cui un avvocato e un consigliere comunale, richiedenti notizie sulla situazione dei manifestanti, in modo trasparente ed esaustivo sono state fornite notizie".
Il caso in Parlamento - Il caso però approda in Parlamento. Per la segretaria del Pd, Elly Schlein, quanto avvenuto a Brescia è molto grave: "Abbiamo già depositato interrogazioni su questo espiodio e su altri analoghi che sono avvenuti a Padova, bisogna fare piena luce su questo, perché non è accettabile, molto spesso questo governo dietro alla parola sicurezza fa propaganda per fare altro: punire il dissenso o nascondere problemi sociali dietro nuovi reati". Il vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra (Avs) alla Camera, Marco Grimaldi, ha depositato un'interrogazione al ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, nella quale si chiede alla questura di Brescia "come mai hanno sottoposto a 7 ore di fermo persone che avevano fornito i documenti e quindi non dovevano essere trattenute in base all'articolo 349 del codice di procedura penale". E Carolina Morace e Gaetano Pedullà, europarlamentari del Movimento 5 Stelle parlano di "un abuso intollerabile".