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Accoglienza record per il paesino con 1.500 residenti. Il vicesindaco a Tgcom24: "Possiamo diventare una nuova Riace: qui l'integrazione è facilitata e c'è una chance di crescita sociale ed economica"
di Gabriella Persiani© Tgcom24
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"La struttura del Comune è al completo con i suoi 20 ospiti, ma i cittadini hanno messo a disposizione immobili per accogliere più rifugiati ucraini. Così stiamo aspettando una 60enne con un gatto. Desidera stare vicino al mare e la accontentiamo. Altri arriveranno". Non si perde d'animo Francesco Trunzo, vicesindaco di San Mango d'Aquino, paese nel Catanzarese di 1.500 abitanti, a cinque minuti dal Tirreno, davanti alle quotidiane richieste che riceve da Milano, primo approdo in Italia per chi fugge dalla guerra in Ucraina. "Con il sostegno di tutti i residenti, possiamo diventare una nuova Riace - spiega a Tgcom24. - Questa è una chance unica per una realtà piccola come la nostra: offriamo l'ambiente ideale per integrarsi e in cambio riceviamo crescita sociale ed economica. E inviteremo presto Mimmo Lucano, perché Riace è stata un modello per tutto il mondo: nonostante quanto sia accaduto, lui ha tanto da darci e da dirci".
Come è iniziato tutto?
"Allo scoppio della guerra in sei amici, tra cui io e altri due amministratori comunali, ci siamo chiesti cosa si poteva fare per l'Ucraina, qui e là. La risposta è stata: vogliamo distinguerci. Così ci siamo offerti subito di accogliere donne e bambini e siamo andati a consegnare beni a Leopoli".
Con quali risultati?
"Soprattutto dopo la nostra missione, fatta a nostre spese, la vicinanza e il sostegno dei cittadini è aumentato. Tutti, dalla nonna ottantenne al 15enne, si sono messi in moto per preparare l'accoglienza, per cucinare, per aiutare in tutti i modi. Il Comune ha deciso di destinare un contributo di 2.500 euro a ogni nucleo familiare ucraino che deciderà di fermarsi per sei mesi. E' la somma che riceviamo per lo spopolamento e che abbiamo deciso di destinare a questa causa. Attiveremo per i rifugiati il sostegno previsto dal governo, ma, intanto, andiamo avanti con la solidarietà di semplici lavoratori, associazioni e dei nostri imprenditori, che con le loro aziende da sempre fanno grande il nostro territorio, come l'olio Manfredi, che era sulla tavola del presidente Usa Obama, e la Ungaro Srl, che produce stufe a pellet per tutto il mondo".
Prossimi progetti?
"A fine mese ripartiremo per consegnare in Ucraina altri beni, stavolta entrando dal confine romeno e non più da quello ungherese. Troppi ostacoli abbiamo incontrato lì nel primo viaggio, ma proprio quel viaggio ha cambiato anche noi, oltre che i nostri cittadini. A Leopoli abbiamo visto da vicino la distruzione, sentito le sirene e le bombe. E ci è venuto il 'Mal d'Ucraina'".
Chi è arrivato a San Mango?
"Finora ospitiamo 20 ucraini, cinque mamme e 15 minori, che hanno da un anno e otto mesi a 15 anni. Sono arrivati da Kiev e dalle campagne vicine a scaglioni e abbiamo fatto una grande festa d'accoglienza. I piccoli frequentano le nostre scuole e anche la scuola calcio. Una ragazza è arrivata qui con la chitarra con il desiderio di imparare a suonarla. Accontenta anche lei: è iscritta alla scuola di musica".
Rimarranno?
"Alcuni vorrebbero rimanere, stiamo preparando i documenti anche per permettere loro di trovare lavoro. Altri vorrebbero tornare in Ucraina, ma non sanno in che condizioni ritroveranno il Paese. Noi siamo sempre presenti, cerchiamo di coccolarli, di distrarli dai brutti pensieri della guerra".
Siete alla prima esperienza di accoglienza?
"No, come Amministrazione ce la siamo giocata assumendoci ogni rischio già in campagna elettorale, proponendo di ospitare d'estate in una struttura comunale in comodato la Comunità Incontro Don Gelmini, che si occupa di recuperare giovani con dipendenze. Costoro trascorrono da noi delle vacanze-premio. All'inizio si respirava un po' di diffidenza, poi sono diventati tutti amici, ospiti e residenti. E tutti, con l'arrivo dell'estate, mi chiedono quando tornano questi ragazzi. Per il nostro Comune è stata una prima, splendida esperienza di accoglienza. E dura da quattro anni".
© L'Ego-Hub
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Cos'ha imparato dalla prima esperienza?
"Che bisogna provare a far cadere muri e pregiudizi. I paesi piccoli come il nostro rappresentano l'ambiente ideale per dare un'altra possibilità di esistenza e devono vivere di queste opportunità, che rappresentano un momento di crescita sociale e anche economica. San Mango può diventare una nuova Riace, sul modello di quella che è stata una splendida realtà per la Calabria e che ha portato a un cambiamento di mentalità. Da alcuni errori si può migliorare".
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