Nell'ambito dei sussidi sociali, non di rado, false certificazioni e truffe, consentono a soggetti privi dei requisiti di ottenere denaro pubblico, con evidente danno economico e sociale per la collettività
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Blitz dei carabinieri reggini per stanare i "furbetti" del reddito di cittadinanza. Dall'operazione "Dike" sono emerse una serie di irregolarità a carico di 18 cittadini, con un danno erariale complessivo di circa 50mila euro. Percepivano indebitamente il sussidio non solo cittadini che svolgevano lavoro "in nero", ma anche la moglie di un boss al 41 bis. L'Inps ne ha immediatamente interrotto l'elargizione.
Variegate sono state le irregolarità emerse dagli accertamenti. E, come dicevamo, non solo cittadini che svolgevano lavoro "in nero", pur percependo il reddito, in bar, ristoranti o in cantieri edili, ma anche un gestore di una officina meccanica del tutto abusiva, con diverse autovetture in attesa, e il proprietario di un salone di parrucchiere che non solo percepiva il reddito di cittadinanza pur lavorando regolarmente, ma si è scoperto avesse formalmente chiuso l'attività 4 anni fa.
I carabinieri dell'Arma hanno dichiarato di aver vagliato centinaia di richieste di reddito di cittadinanza, definendone alcune come "fantasiose", come quella della moglie del boss, in galera al 41 bis, oppure dell'uomo che si era intestato la residenza in un rudere abbandonato.