NON SOLO OPPIDO

La Calabria degli "inchini", diverse processioni finiscono sotto indagine

Scattano diversi accertamenti dei carabinieri di Reggio. Alcune segnalazioni erano arrivate prima del caso di Oppido Mamertina

12 Lug 2014 - 14:35
 © ansa

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Sono finite sotto indagine diverse processioni religiose nella provincia di Reggio Calabria, per il sospetto di una strumentalizzazione da parte della 'ndrangheta con "inchini" rivolti verso le case dei boss locali. A occuparsene sono i carabinieri del Comando provinciale e alcune segnalazioni in merito sono antecedenti al caso Opiddo Mamertina, in seguito al quale il vescovo ha sospeso a tempo indeterminato gli eventi religiosi nella sua diocesi.

Proprio nella diocesi di Oppido-Palmi, guidata da monsignor Francesco Milito, c'è stata, poco dopo quella di Oppido e prima del provvedimento del vescovo, una processione che è finita sotto gli occhi degli investigatori. Si tratta di quella di San Procopio, durante la quale, come scrive il Quotidiano del Sud, la statua del santo che dà il nome al paese si è fermata davanti all'abitazione in cui vive la moglie di Nicola Alvaro, 70 anni, detenuto da anni per danneggiamento ed estorsione aggravate dalle modalità mafiose e ritenuto dagli investigatori un elemento di spicco dell'omonima cosca. La donna, quando la statua si è fermata, ha donato un obolo. L'usanza è comune a tutte le abitazioni del piccolo paese, dove risiedono circa 600 persone.

Il santo si ferma davanti all'abitazione di tutte le persone anziane o malate e uno dei componenti della famiglia che vi vive esce e offre un obolo. La circostanza è stata confermata anche in ambienti vicini alle indagini. In ogni caso, i carabinieri hanno inviato una segnalazione alla Dda.

Nicola Alvaro era stato arrestato il 5 ottobre 1982 come autore materiale dell'omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sua moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente di scorta, Domenico Russo, sulla base della testimonianza di Giuseppe Spinoni, che aveva detto di avere assistito al delitto. Alvaro fu scarcerato il 16 dicembre dopo che le indagini accertarono la falsità delle dichiarazioni del "superteste", che il giorno del triplice omicidio non era a Palermo.

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