I migranti venivano prelevati da due Centri di accoglienzastraordinaria e portati a lavorare nei campi o impiegati come pastori
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I carabinieri di Cosenza hanno effettuato un'operazione di contrasto allo sfruttamento dei rifugiati ospitati in alcuni centri di accoglienza. I militari hanno eseguito 14 misure cautelari nei confronti di altrettante persone accusate di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, abuso d'ufficio e tentata truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. I migranti erano costretti a lavorare nei campi o nei pascoli.
Nell'inchiesta, iniziata nel settembre del 2016, viene contestato per la prima volta il nuovo reato di "intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro". I militari, in particolare, hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere, quattro ai domiciliari ed otto obblighi di dimora.
I rifugiati, principalmente senegalesi, nigeriani e somali, venivano prelevati da due Centri di accoglienza straordinaria di Camigliatello Silano (Cosenza) e portati a lavorare in campi di patate e fragole dell'altopiano della Sila cosentina o impiegati come pastori per badare agli animali da pascolo.
In particolare, il presidente e due responsabili della gestione di un centro di accoglienza risultano accusati di aver illecitamente reclutato i rifugiati loro affidati per essere impiegati in nero come braccianti e pastori in numerose aziende agricole del luogo, in concorso con i titolari di quest'ultime.
I responsabili del centro di accoglienza dovranno rispondere anche della manipolazione dei fogli presenza dei rifugiati, che venivano dati come presenti nel tentativo di ottenere i finanziamenti previsti dalla legge a sostegno della struttura di accoglienza. Il fenomeno ha riguardato complessivamente una trentina di rifugiati che sono stati sfruttati in nero per somme oscillanti tra i 15 e i 20 euro per una giornata lavorativa di 10 ore.