AREA OTTENUTA ILLECITAMENTE

Reggio Calabria, turbativa d'asta: arrestati il sindaco di Villa San Giovanni e due manager della Caronte

Tra le accuse ci sono quelle di corruzione, turbativa d'asta e falso in atto pubblico

18 Dic 2019 - 12:05
 © Ansa

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Una vasta operazione dei carabinieri di Reggio Calabria ha portato all'arresto di 11 persone, tra le quali il sindaco di Villa San Giovanni, Giovanni Siclari, e di presidente e ad della società di navigazione "Caronte". Il sindaco avrebbe permesso al gruppo l'affidamento illecito di un'area su cui è stata poi realizzata un'opera di interesse dello stesso gruppo. Tra le accuse ci sono quelle di corruzione, turbativa d'asta e falso in atto pubblico.

L'inchiesta, ha spiegato in conferenza stampa il procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, "fa emergere un quadro desolante di gestione dell'ufficio tecnico
del comune di Villa San Giovanni e tutto ruota sulla figura centrale del dirigente, Francesco Morabito", che con la sua "gestione quasi privatistica di un ufficio pubblico" era "sempre pronto a soddisfare le richieste della società di navigazione in cambio di favori, di assunzioni, anche con promesse fatte ad un consigliere di minoranza di assumergli un figlio in cambio di un ammorbidimento delle posizioni politiche".

Secondo l'accusa Antonino Repaci, presidente della società di traghettamento dello stretto di Messina, e Calogero Fimiani, amministratore delegato, si sarebbero però mossi anche con il vertice dell'amministrazione comunale, individuando il loro principale interlocutore nel sindaco Siclari - eletto con una lista civica e fratello del senatore di Forza Italia Marco - con l'obiettivo di assicurarsi l'affidamento di un'area sulla quale la società aveva progettato la realizzazione di alcuni lavori.

L'inchiesta, partita dopo le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia affiliato alla 'ndrangheta, Vincenzo Cristiano, ma anche in seguito a numerose segnalazioni di cittadini e di associazioni, ha riguardato i lavori di adeguamento di un grande piazzale di cui era proprietaria l'Anas, ceduto poi al comune, su cui la Caronte & Tourist aveva realizzato un'area di sosta e una biglietteria automatica, secondo l'accusa non rispettando la legge urbanistica e senza i pareri tecnici comunali.

"Le intercettazioni - ha sottolineato il magistrato - sono davvero allarmanti e consentono di delineare un quadro di convenienze, di 'do ut des', tra Morabito e il suo vice,
Giancarlo Trunfio, da una parte, e la società di navigazione dall'altra. Per agevolare i lavori di ammodernamento del piazzale e la realizzazione della biglietteria, infatti, i
vertici della società si erano impegnati ad assumere uno dei figli di Trunfio, Gianluca, ottenendo dall'ufficio tecnico del comune di Villa San Giovanni un provvedimento autorizzativo illegittimo per la rapida esecuzione dell'opera. Rimanendo in questo ambito sono state registrate ulteriori condotte corruttive, attraverso cui i manager indagati sono riusciti ad asservire la pubblica funzione agli interessi privati della società di navigazione".

Dalle indagini è emerso anche un altro caso di corruzione con protagonista Morabito, che avrebbe agevolato l'iter delle pratiche edilizie di Gaetano Bevacqua, noto imprenditore della ristorazione e gestore della sala ricevimenti "Villa Chiringuito" di località Cannitello di Villa San Giovanni. Tutto ciò in cambio di cene gratuite o con rilevanti sconti per sé e per altri. Sempre Morabito avrebbe indirizzato l'aggiudicazione dell'appalto per la progettazione definitiva ed esecutiva della riqualificazione del lungomare in favore del raggruppamento temporaneo di professionisti in cui ha inserito anche suo figlio Giovanni Marco, neolaureato in ingegneria.

Con le medesime modalità Morabito, in concorso con Vincenzo Cristiano, avrebbe anche turbato la gara per fare aggiudicare alla Cooperativa Sociale Pandora gli appalti relativi al servizio di pulizia del Municipio negli anni 2014 e 2016. Morabito avrebbe concordato con i rappresentanti della coop la presentazione dell'offerta, predeterminando modalità ed entità del ribasso e garantendo preventivamente l'aggiudicazione dell'appalto. In questo caso la contestazione è aggravata dalle modalità mafiose, perché Cristiano, all'epoca dei fatti, apparteneva alla cosca di 'ndrangheta Bertuca, operante nel mandamento di Reggio Calabria.
 

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