Si tratta di Antonio Pontoriero, 43enne di San Calogero. "Contro di lui quadro evidente", dicono gli investigatori
Antonio Pontoriero, il 43enne di San Calogero già indagato per l'omicidio di Soumayla Sacko, il 39enne del Mali ucciso sabato sera nel paese vibonese, è stato sottoposto a fermo, disposto dalla Procura ancora prima dell'esito dei risultati dello stub. Il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri della Compagnia di Tropea. Soumayla Sacko è stato ucciso mentre stava prendendo delle lamiere da una vecchia fornace abbandonata.
Il fermo di Antonio Pontoriero è scattato nella notte alla luce di un'ulteriore assunzione di informazioni che hanno confermato un "quadro che era evidente sin dall'inizio". L'uomo è accusato di omicidio e porto e detenzione illegale di arma.
Pontoriero era stato iscritto nel registro degli indagati già nelle ore immediatamente successive al delitto alla luce delle dichiarazioni dei due maliani che erano con la vittima e alla corrispondenza delle loro descrizioni con le caratteristiche somatiche, il tipo di abbigliamento e l'auto posseduta. L'uomo era anche stato sottoposto alla prova dello stub ma gli inquirenti hanno ritenuto di avere un quadro già ben delineato anche in assenza dei risultati della prova che devono ancora arrivare.
Carabinieri: omicidio come vendetta per dei furti - Secondo i carabinieri, che hanno condotto le indagini, l'omicidio di Soumayla sarebbe stata una vendetta contro i continui furti. Rappresaglia motivata, secondo quanto hanno ribadito i carabinieri, per la continua presenza di extracomunitari in quella che il presunto autore dell'omicidio riteneva fosse ancora una sua proprietà. Pontoriero è parente di uno degli ex custodi dell'area sequestrata nella quale sono stati trovati metalli pesanti, finito a processo per l'inchiesta che ne scaturì nel 2007.
Pontoriero "memorizzato" dai carabinieri alla denuncia - Il 5 maggio, alla Stazione carabinieri di San Calogero, giunse una telefonata che segnalava una serie di furti nella zona. Il personale dell'arma una volta sul posto identificò alcune delle persone che avevano effettuato la chiamata, tra le quali vi era proprio Pontoriero. Il suo volto venne quindi memorizzato dai militari che, subito dopo l'omicidio, sottoposero la foto dell'uomo - insieme ad altre 11 - al testimone oculare del delitto, connazionale della vittima, che lo riconobbe.