Secondo una ricerca di "Reputation Review", secondo lo studio, a livello internazionale l'86% dei consumatori punta più a risparmiare che a fare scelte ecosostenibili
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Le ondate di caldo che stanno colpendo il nostro Paese negli ultimi giorni mettono in crisi l’attenzione alla ecosostenibilità degli italiani. Solo il 3% di loro, infatti, dichiara di essere disposto a rinunciare al condizionatore.
A fornire il dato è un’analisi di Reputation Rating. L’azienda, sfruttando un algoritmo basato su un modello di intelligenza artificiale, misura la reputazione delle organizzazioni sul web.
Dalla ricerca, pubblicata su Reputation Review: Quarto Potere, emerge un aumento nell’uso dei condizionatori pari al 28%. Questo causa un maggiore consumo di energia elettrica, che a sua volta comporta un aumento dell’1% delle emissioni di CO2. A pesare su quest’ultimo dato c’è anche la decisione del governo di riattivare le centrali a carbone per scongiurare un’eventuale crisi energetica.
Monitorando l'atteggiamento delle persone sui social e tracciando alcune parole chiave nel 2022, la ricerca evidenzia che l’82,8% dei consumatori dichiara di non poter fare scelte sostenibili a causa dell’aumento dei prezzi. E questo nonostante l’attenzione degli italiani verso la tematica ambientale resti comunque molto alta.
L’impennata dei costi è l’ostacolo maggiore che si frappone tra le persone e la salvaguardia del pianeta: secondo lo studio, a livello globale l'86% dei consumatori punta più a risparmiare che a fare scelte sostenibili.
Con una minore attenzione all’impatto dei consumi, però, crescono anche le emissioni di CO2: nel 2021 sono aumentate del 6% in tutto il mondo, raggiungendo così il livello più alto dall’inizio delle rilevazioni.
“Una crescita così vertiginosa delle emissioni di CO2 rischia di farci raggiungere il punto critico di riscaldamento globale in soli tre anni. Questo accade perché le economie globali sono in ripresa ma continuano a basarsi sull'utilizzo di combustibili fossili per produrre energia”, ha dichiarato a Repubblica il direttore di Reputation Review Davide Ippolito.