La spiegazione

Call center, ecco come funzionano e dove riescono a reperire i nostri numeri di telefono

"Dritto e Rovescio" approfondisce questi aspetti grazie a un esperto di privacy e sicurezza

28 Feb 2025 - 12:05
 © Da video

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Ogni giorno sono centinaia le tipologie di prodotti, dal trading online ai cosmetici, che i centralini dei call center cercano di vendere agli italiani. Secondo le stime del Codacons, dietro a queste telefonate c'è un business di circa 4 miliardi all'anno. Per cercare di capire il loro funzionamento e soprattutto spiegare come fanno ad avere i nostri numeri di telefono, "Dritto e Rovescio" fa visita a un call center vicino a Milano e, con il supporto di un esperto di sicurezza e privacy, prova ad approfondire questi due argomenti.

I Call Centers

 Il programma di Rete 4 decide di fare visitare a "Itacall", un call center vicino a Milano con professionisti formati che rispettano delle regole stringenti per tutelare la privacy delle persone. "Da dove reperiamo il numero delle persone che chiamiamo? Li troviamo in fonti pubbliche e pubblicamente accessibili, cioè dei provider che vendono liste di nominativi", spiega il direttore commerciale del call center Andrea Bertollo. E aggiunge: "Successivamente li passiamo al registro pubblico delle opposizioni che ha il compito di scremare questi nominativi tra coloro che si sono iscritti e che non vogliono essere contattati per finalità di marketing".

Il registro delle opposizioni è un servizio pubblico in cui ogni cittadino ha la possibilità di registrarsi per bloccare le telefonate di natura commerciale, ma sembrerebbe non sempre funzionare in maniera adeguata. "Da privato mi sono iscritto, ma non funziona per niente", commenta Bertollo. Il cosiddetto telemarketing selvaggio è, dunque, provocato dal fatto che tanti call centers non rispettano le regole della privacy e, come riporta "Dritto e Rovescio", negli ultimi anni il Garante ha multato centinaia di aziende inadempienti. A spiegare ai microfoni del programma di Rete 4 come sia possibile questa pratica è Alessandro Papini, presidente di "Accademia Italiana Privacy". "C'è un mercato sotterraneo in cui si crea un commercio molto redditizio", racconta l'esperto. Sul web, infatti, c'è una compravendita considerevole di dati, venduti con le criptovalute, che vengono trafugati attraverso attacchi hacker. "Questi, per esempio, sono dati trafugati da un ospedale italiano in Argentina. Sono circa 150.000 contatti venduti per circa 150 dollari", racconta Papini, mostrandoli sullo schermo del computer. All'interno di questi dati sono presenti: numero di telefono, indirizzo, mail, città e nazionalità.

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