Il paziente, un 20enne casertano, morì per un cancro alle ossa e suo padre non ha mai smesso di chiedere giustizia. Ora un giudice deciderà per il rinvio a giudizio
Da quel 30 novembre 2014 non ha mai smesso di chiedere giustizia perché la morte di suo figlio "si poteva evitare". Quasi due anni dopo sarà un giudice a decidere sul rinvio a giudizio di due medici di una clinica romana che operarono al ginocchio il 20enne casertano Domenico Natale, pensando a una frattura, mentre si trattava di un tumore osseo. Un errore che costò al giovane un lungo calvario e l'amputazione della gamba. Alla sua morte è iniziata la battaglia di papà Pino, ora giunta all'udienza preliminare con la richiesta di processo da parte del pm per omicidio colposo.
A formulare l’ipotesi è il pubblico ministero Mario Ardigò, che ha chiesto il rinvio a giudizio dei due medici della clinica romana, accusandoli di lesioni e omicidio colposo per la morte del giovane campano, arrivato da loro nell'estate del 2013 per alcuni accertamenti. I due sanitari ritenevano che si trattasse di un infortunio di gioco, nonostante il paziente negasse l'accaduto; successivamente l'operazione e il tumore che esplose portando all'amputazione della gamba, prima, e alla morte, poi.
"Se non avessero sbagliato, mio figlio sarebbe ancora vivo", continua intanto a ripetere il padre Pino Natale, in attesa che il giudice per l'udienza preliminare ritenga valida la ricostruzione della procura e disponga il dibattimento.