"Aveva problemi e si notavano, ma nessuno pensava che avrebbe fatto male a un bambino", racconta la donna a "Pomeriggio Cinque"
"Era strano: camminava, all'improvviso urlava che lo stavano picchiando e lo volevano uccidere, però era da solo". A parlare è la vicina di casa di Mariano Cannio, il 38enne accusato dell'omicidio del piccolo Samuele, precipitato dal balcone di casa venerdì 17 settembre a Napoli, in via Foria.
Come raccontato dalla donna ai microfoni di "Pomeriggio Cinque", Mariano era solito urlare anche di notte, pur essendo da solo, ed era soggetto a comportamenti che avevano insospettito l'intero vicinato: "Tutto il quartiere lo chiamava per le pulizie perché dicevano che era veramente bravo - prosegue - Aveva problemi e si notavano, però nessuno avrebbe mai pensato che potesse fare del male a un bambino".