La piccola disegnava e cancellava continuamente figure femminili, come fossero una minaccia per lei
Disegnava e cancellava con insistenza figure femminili, come fossero una minaccia per lei. E poi finestre con le sbarre, case senza porte, inaccessibili. Sono questi alcuni dei disegni realizzati da Fortuna Loffredo, la bimba uccisa il 24 giugno del 2014, nel Parco Verde di Caivano (Napoli), e analizzati dai periti di parte dopo la morte della piccola.
Secondo la grafologa Sara Cordella, incaricata della lettura dei disegni per le indagini difensive, emerge che Chicca, questo il soprannome di Fortuna, nei suoi disegni parlava, comunicava. Quando usava i pennarelli sceglieva colori vivaci e con "un tratto marcato carichi di rabbia, eccitazione, aggressività", secondo il perito di parte.
Quaderni analizzati già dopo la morte - Dopo la morte, che all'inizio era parsa come un drammatico incidente, il legale dei nonni e del padre della bambina, con il pm Federico Bisceglia che si stava occupando del caso avevano avviato una serie di perizie sui quaderni e i disegni di Fortuna, consapevoli che è proprio quella la più genuina forma di comunicazione dei sentimenti dei bambini.