LA SVOLTA

Camorra, il boss Antonio Iovine collabora con i magistrati

Svelerà le attività e i rapporti di uno dei più potenti clan di camorra, dalla gestione delle attività criminali, alle guerre fra clan ai rapporti con esponenti politici.

22 Mag 2014 - 12:36
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Il boss del clan di camorra dei Casalesi, Antonio Iovine, ha deciso di collaborare con la Procura della Repubblica di Napoli. Iovine, 50 anni, conosciuto come 'o ninno, da qualche giorno ha cominciato a ricostruire ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli le attività e i rapporti di uno dei più potenti clan di camorra, dalla gestione delle attività criminali, alle guerre fra clan ai rapporti con esponenti politici.

Camorra, il boss Antonio Iovine collabora con i magistrati

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© -afp  | 17 novembre 2010, la polizia arresta il boss Antonio Iovine
© -afp  | 17 novembre 2010, la polizia arresta il boss Antonio Iovine
© -afp  | 17 novembre 2010, la polizia arresta il boss Antonio Iovine

© -afp | 17 novembre 2010, la polizia arresta il boss Antonio Iovine

© -afp | 17 novembre 2010, la polizia arresta il boss Antonio Iovine

Iovine è considerato uno dei quattro capi del clan dei Casalesi, insieme a Francesco Bidognetti, Francesco Schiavone (conosciuto come Sandokan) e Michele Zagaria. Condannato all'ergastolo in via definitiva al termine del processo "Spartacus", il più importante contro i Casalesi,Iovine è stato arrestato dalla Polizia, dopo 15 anni di latitanza, nell'autunno del 2010 in un covo in una casa di Casal di Principe e per quattro anni è stato detenuto in regime di carcere duro.

Lunedì scorso, nel processo per le intimidazioni (nel marzo 2008) nei riguardi dello scrittore Roberto Saviano e della giornalista Rosaria Capacchione, ora deputata del Pd, il pm della Dda di Napoli Antonello Ardituro ha chiesto la condanna di Francesco Bidognetti e degli avvocati Michele Santonastaso e Carmine D'Aniello (un anno e sei mesi di reclusione ciascuno) e l'assoluzione di Antonio Iovine, "non perche' non sia certo della sua colpevolezza - ha spiegato il pm - ma perché non c'è la possibilità di dimostrarlo".

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