Il sacerdote è stato bloccato dalla polizia penitenziaria della casa circondariale di Carinola, nel Casertano
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Un sacerdote, che era arrivato nel carcere casertano di Carinola per la messa domenicale per i detenuti, è stato bloccato dalla polizia penitenziaria. Il prete aveva addosso ben nove cellulari (otto micro-telefoni e uno smartphone) nascosti in alcune buste di tabacco. Secondo quanto reso noto dall'Unione sindacati polizia penitenziaria, sull'accaduto è stata aperta un'indagine dell'autorità giudiziaria.
Nelle buste di tabacco, insieme con i telefoni cellulari, gli agenti della polizia penitenziaria hanno trovato anche caricabatteria e cavette usb. L'istituto di pena casertano di Carinola ospita circa 500 detenuti cosiddetti di "media sicurezza". Il sacerdote, un assistente del cappellano titolare, ha risposto per ore alle domande del pm di turno, mentre le forze dell'ordine cercano di capire a quali reclusi fossero diretti i telefonini e chi abbia consegnato al prete il carico nascosto nel tabacco.
La posizione dell'assistente cappellano è al vaglio della procura di S. Maria Capua Vetere, anche se in Italia l'introduzione di cellulari in carcere, a differenza di quanto
avviene in altri Paesi, non è reato. Il sacerdote, P.M., è ben noto nel carcere di Carinola anche perché segue i reclusi con permessi di lavoro al di fuori della struttura.
"L'episodio evidenzia ancora una volta la necessità di dotare la Penitenziaria di strumenti tecnologicamente avanzati, anche in grado di schermare gli istituti di pena, per contrastare questo fenomeno", denunciano Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, presidente e segretario regionale dell'Uspp. "Grazie agli sforzi finora profusi - continuano i due sindacalisti - la Polizia Penitenziaria, malgrado i turni massacranti e le scarse risorse, riesce comunque ad arginare i tentativi fraudolenti di introduzione sia di telefonini sia di droga, evitando cosè gravi ripercussioni per l'ordine e la sicurezza interna. Complimenti ai colleghi del carcere di Carinola".