Il plico con i soldi in contanti era nell'abitazione di Roberto Casari. E il manager Nicola Verrini fa i nomi dei politici che "aiutavano" la cooperativa
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C'è un altro manager che ha chiesto di collaborare con i giudici nell'inchiesta sugli appalti truccati della Cpl Concordia. Il manager è Nicola Verrini, responsabile commerciale ed ex componente del Cda della cooperativa. E spunta anche, dagli accertamenti di queste ore, una busta che è stata trovata a casa del presidente della stessa Cpl Roberto Casari, con dentro 16mila euro in contanti e con la scritta a matita "Baffo".
Verrini intanto ha deciso di parlare e racconta di rapporti con la politica e in particolare tra il presidente Roberto Casari e il Partito democratico. I magistrati sono infatti stati contattati dai legali di Verrini martedì mattina, mentre i carabinieri del Noe stanno verificando le parole di Francesco Simone, responsabile delle relazioni istituzionali della cooperativa a proposito dei retroscena di appalti e nomine.
Il contatto viene preso dopo che Verrini, davanti ai giudici, si era avvalso della facoltà di non rispondere perché, dicono gli avvocati, "era sotto shock". La svolta della vicenda risale a circa un anno fa, quando alcuni manager vengono convocati come indagati, scoprendo che l'inchiesta riguarda commesse ottenute in Campania e in particolare la metanizzazione di Ischia. All'epoca, dice l'avvocato Michele Jasonni, Verrini si dimette dal Cda e chiede di essere spostato "per non avere interessi professionali nell'area oggetto dell'inchiesta della Procura di Napoli".
Il giudice lo accusa comunque di aver partecipato a quell'associazione per delinquere, creata con altri vertici della Cpl, che pagava tangenti ai politici per avere i lavori. E allora, ecco che Verrini parla di chi ha aiutato la cooperativa e dei legami tra Casari e molti esponenti del Pd. La stessa cosa sta facendo Francesco Simone, che proprio con Verrini discuteva, l'11 marzo 2014 (risulta dalle intercettazioni) sull'opportunità di finanziare la Fondazione Italianieuropei di D'Alema. Quel colloqui viene valutato dal giudice "di estremo rilievo per il modo in cui gli stessi distinguono i politici e le istituzioni loro referenti operando una netta ma significativa distinzione tra quelli che al momento debito si sporcano le mani ('mettono le mani nella merda') e quelli che non lo fanno".
La busta misteriosa - Al momento di entrare nelle case degli indagati per gli arresti poi, la scoperta di quella busta: i carabinieri hanno perquisito gli appartamenti e proprio da Casari hanno trovato i 16mila euro in contanti. Lui ha spiegato che sono "i soldi che tengo a disposizione per le esigenze della famiglia". E la scritta? "Io ho i baffi", ha risposto.