Gli artigiani dei presepi, nella storica via delle botteghe, inscenano una protesta perché a causa della pandemia "la situazione è insostenibile"
"Cedesi attività è un atto provocatorio, non stiamo chiudendo, ma ci sono botteghe in forte difficoltà in una strada come San Gregorio Armeno, che è unica al mondo, fatta solo di artigiani di presepi artigianali. Se anche una di queste botteghe chiude, ha perso l'artigiano ma perde Napoli". Così Serena D'Alessandro, vicepresidente e portavoce del borgo dei pastorai di via San Gregorio Armeno a Napoli, una strada che da novembre a Natale ogni anno è affollata di turisti da tutto il mondo, ma deserta da un anno: "La situazione è insostenibile". Così i 40 pastorai hanno esposto un cartello "cedesi San Gregorio Armeno".
"Possiamo resistere fino a giugno, luglio. Ma se da novembre non torna normale questa strada 'Nun m'o fir manco e' pensa" (non riesco neanche a pensarci, ndr)", dice netto Marco Ferrigno, uno degli artigiani più noti.
"La situazione - aggiunge - ormai è insostenibile, ci hanno dimenticati, San Gregorio nei momenti di bisogno della città è sempre stata presente e ora noi abbiamo bisogno delle istituzioni".
Un bisogno che al momento non trova risposte e che invece, vede l'irruzione nella stradina delle agenzie immobiliari: "Sono venuti da me e da molti colleghi - spiega l'artigiano Salvatore Gambardella - persone delle agenzie immobiliari che chiedono se siamo in difficoltà, di chi è la bottega, se vogliamo metterla in vendita. Ci dicono che ci sono persone interessate ad acquistare. Non era mai successo, se cominciamo a sparire San Gregorio diventa un centro commerciale".
Una strada che è una delle mete principali del turismo nell'epoca precovid: "Noi - spiega il pastoraio Lello Scuiscià - siamo il fiore all'occhiello del centro storico di Napoli, siamo la giostra".
Una giostra che qualcuno "vuole trasformare - spiega D'Alessandro - in una strada di ristoranti e fast food, facendo perdere la tradizione legata al '700. Per questo chiediamo chiediamo sgravi fiscali, prestiti agevolati, non è carità ma significa preservare qualcosa che appartiene a tutti". Una richiesta che i pastorai faranno mercoledì mattina, chiedendo un incontro al presidente della Regione De Luca.