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Di Maio, parla il padre: "Mi scuso per gli errori commessi, mio figlio non sapeva"

In un video su Facebook, il genitore del vicepremier racconta la sua versione dei fatti in merito alla sua azienda dopo l'inchiesta sul lavoro nero portata avanti dalla trasmissione "Le iene"

03 Dic 2018 - 18:36
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"Chiedo scusa per gli errori che ho commesso, chiedo scusa alla mia famiglia per i dispiaceri che hanno provato". E' quanto afferma Antonio Di Maio, padre del vicepremier Luigi, in un video  su Facebook nel quale racconta la sua verità sulle vicende relative alla sua azienda. Di Maio senior chiede "scusa anche agli operai che hanno lavorato senza contratto. Mi dispiace per mio figlio Luigi che stanno cercando di attaccare ma lui non ha colpa".

"Ho cercato di non far mancare nulla alla mia famiglia" - Il genitore del vicepremier ha poi spostato il discorso sui suoi doveri di padre di famiglia, mettendo momentaneamente da parte quelli di uomo d'affari: "Sono semplicemente un piccolo imprenditore che ha commesso degli errori. Come ogni padre ho provato a non far mancare nulla alla mia famiglia. Per questo, nei periodi difficili, ho cercato di andare avanti da solo perché non volevo pesare su di loro".

"Ho sbagliato a prendere lavoratori in nero - ha dunque ammesso Di Maio senior - ma l'ho fatto perché in quel momento non trovavo altre soluzioni a una situazione difficile. Mi assumo tutte le responsabilità e sono pronto a rispondere dei miei errori, ma dovete lasciar stare la mia famiglia. Essere un piccolo imprenditore non è facile soprattutto quando le commesse non vengono pagate. Quando c'è crisi e a volte si ha paura di non poter andare avanti".

"Luigi contro tutto e tutti, lo incoraggio" - "Dico a mio figlio Luigi che mi dispiace per tutto quello che sta passando. Da padre posso solo incoraggiarlo ad andare avanti, credo che stia facendo il bene di questo Paese contro tutto e contro tutti", ha dichiarato ancora Antonio Di Maio.

"Non esiste alcuna elusione fraudolenta" - "Nel 2006 ho deciso di chiudere la mia azienda per debiti tributari e previdenziali che non ero in grado di pagare. Non esiste alcuna elusione fraudolenta", ha sottolineato Antonio Di Maio. "Questi avevano bloccato l'attività di impresa per cui non vi era altra strada che chiuderla non ho sottratto i miei beni alla garanzia dei creditori, tanto è vero che, quattro anni dopo, nel 2010, Equitalia iscrive un'ipoteca legale su due terreni e un fabbricato di mia proprietà a Mariglianella".

Sui sequestri effettuati a Mariglianella dai vigili urbani, di tre piazzole con rifiuti nel terreno di comproprietà del papà del ministro del Lavoro, ha aggiunto: "Ammetto che nel cortile avevo lasciato qualche mattone e dei sacchi con materiale edile e altre cose. Ma essendo la mia proprietà privata non pensavo che questo potesse essere addirittura un reato ambientale. Anche in questo caso, se ho sbagliato me ne assumo la responsabilità".

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