"Lesione della libertà delle comunicazioni": respinto dai giudici il ricorso del marito della donna che dovrà anche pagare 2500 euro
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Installare un software sul cellulare di qualcuno per spiarlo è un reato e porta alla condanna anche nel caso in cui lo "spionaggio" non vada a buon fine. Lo stabilisce la Cassazione confermando la condanna, di entità non specificata, per "installazione di apparecchiature atte a intercettare" nei confronti di un cittadino salernitano di 57 anni. Quest'ultimo aveva inserito nel cellulare della moglie un software "idoneo a intercettarne le comunicazioni".
La donna era stata avvisata dal figlio. Davanti ai supremi giudici l'uomo si è difeso sostenendo che non aveva commesso un reato dal momento che la moglie era stata allertata della "cimice". Ma per la Cassazione, le deduzioni difensive "in ordine all'assenza di una effettiva lesione della libertà delle comunicazioni" sono "prive di rilievo perché si riferiscono ad una situazione che rappresenta un post-factum rispetto al momento di consumazione del reato, coincidente con l'installazione del software". Così il ricorso del marito è stato respinto e l'uomo condannato anche a pagare 2500 euro di spese legali in favore della moglie. E' diventata pertanto definitiva la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Milano il 21 febbraio 2018 che a sua volta aveva convalidato quella di primo grado pronunciata dal Tribunale di Busto Arsizio il 3 aprile 2017.