L'ex capitano dei partenopei avrebbe versato 150mila euro in nove anni, dal 2011 al 2020
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C'è anche Giuseppe Bruscolotti, l'ex capitano del Napoli, tra le vittime del giro di usura scoperto dai carabinieri che hanno eseguito 11 misure cautelari nei confronti di presunti appartenenti al clan Volpe di Fuorigrotta. "Quando si entra in questo vortice è impossibile uscirne", ha confidato l'ex giocatore ai magistrati. Secondo un collaboratore di giustizia, la camorra gli avrebbe riservato un trattamento "di favore" perché era il capitano del Napoli che vinse il primo scudetto, un trattamento che comunque prevedeva tassi del 20% che potevano arrivare superare anche il 40%.
L'amarezza di Bruscolotti - "Purtroppo quando gli affari vanno male capitano situazioni del genere - ha raccontato Bruscolotti a Repubblica -. Certo, con il senno del poi è facile dire che sarebbe stato meglio non farlo. Ma non lancio appelli, ognuno si assume le sue responsabilità. È ciò che ho fatto in tutta la mia vita, e anche in questa vicenda mi sono comportato così".
L'inizio della vicenda - L'ex calciatore avrebbe versato 150mila euro in nove anni, dal 2011 al 2020. Tutto iniziò nel 2011 quando una sua conoscente, titolare di un'agenzia di viaggi, chiese un prestito ad Antonio Volpe, storico esponente del clan. La donna non riuscì a onorare il debito, e Volpe chiese a Bruscolotti di farsene carico. Pochi mesi dopo, anche l'ex calciatore si ritrovò in difficoltà perché il suo ristorante, "10maggio 1987" (data del primo scudetto del Napoli) andò in crisi.
Rate fino a 2.600 euro al mese - Allora Bruscolotti chiese un prestito di 65mila euro e gli venne chiesto di restituirlo al ritmo di 2.400 o 2.600 euro al mese, poi diventati mille. Da allora, Bruscolotti pagò con enormi sacrifici e venne anche redarguito quando, nel pieno dell'emergenza Covid, con la sua agenzia di scommesse chiusa, non riuscì a versare la "rata". "Abbiamo difficoltà di sopravvivenza - si giustificò parlando con uno dei figli di Volpe in un'intercettazione -. Qua sta tutto fermo, tra poco iniziano i suicidi".
Il trattamento "di favore" - Ma dopo qualche mese, il clima divenne più pesante: "Almeno venite dalla Volpe (il soprannome di Antonio Volpe, ndr) per lo meno venite a salutare", gli intimarono. Il collaboratore di giustizia Gennaro Carra sostiene di aver saputo da Volpe che Bruscolotti "pagava il 20% di interessi. Commentai che il tasso era benevolo, e Volpe mi rispose che lo aveva fatto perché si trattava del capitano del Napoli". In realtà, il calcolo degli inquirenti indica che, a fronte dei 65mila euro di capitale, Bruscolotti ha corrisposto un tasso annuale che supera il 40%.