Napoli, 15enne ucciso: i parenti devastano l'ospedale
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Il carabiniere, indagato per eccesso colposo di legittima difesa, dice di essersi solo difeso: "Ho sparato per proteggere me e la mia fidanzata"
"Gli ha sparato al petto un proiettile di grosso calibro, che lo ha sbalzato di tre-quattro metri. Poi, quando era a terra, gli ha sparato ancora, alla testa". Parla di esecuzione Vincenzo Russo, il padre del 15enne ucciso a Napoli da un carabiniere al quale aveva tentato di rapinare il Rolex. Il militare, indagato per eccesso colposo di legittima difesa, dice di essersi difeso: "Ho sparato per proteggere me e la mia fidanzata da una pistola alla tempia".
Il padre del 15enne Ugo Russo chiede l'acquisizione delle immagini di videosorveglianza della zona e ricostruisce così l'accaduto: "Il carabiniere gli ha sparato da vicino, lo ha preso in petto. Lui è caduto a terra ed il militare gli ha sparato alla testa. Poi ha sparato altri tre colpi al ragazzo che era con Ugo, senza colpirlo".
Ugo era ancora vivo quando è arrivato in ospedale? "Non lo so. E' rimasto a terra quasi un'ora. In ospedale i medici mi hanno detto che dalla testa era uscita materia cerebrale, allora ho capito che non c'era niente da fare. I ragazzi che erano in ospedale mi hanno detto che gli tamponavano il sangue che usciva da dietro la testa". Parenti e amici della vittima hanno devastato il pronto soccorso.
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"Per me non è stata un reazione ad una rapina, è stata un'esecuzione da parte di qualcuno che forse credeva di essere Rambo", ribadisce Vincenzo Russo. Da parte sua il carabiniere, di 23 anni, che era in macchina con la fidanzata 19enne, a La Repubblica afferma: "Stavo parcheggiando quando mi sono ritrovato con un'arma alla tempia. Sembrava una pistola a tutti gli effetti. E così ho reagito per difendere non solo me ma anche la mia fidanzata".
"Non ho mai fatto male a nessuno in vita mia - prosegue -. Questa divisa la porto per difendere gli altri, ma come posso immaginare di non reagire se vedo una pistola a un centimetro dalla mia testa?".