"Pasto da casa? Meglio una mela o i cracker", è la posizione della dirigente della scuola Piscicelli che difende il regolamento in materia di sicurezza e igiene. Ma i genitori vanno alla guerra delle merendine confezionate
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A ricreazione non entrano più in classe, alla scuola Piscicelli di Napoli, torte e dolci, panini e altri spuntini fatti in casa. Per motivi di sicurezza. Ingresso autorizzato solo a prodotti confezionati. E scoppia la guerra delle merendine, con le chat dei genitori che gridano "rivolta". A innescare la diatriba il nuovo Patto educativo di corresponsabilità Scuola-Famiglia alla voce "merenda". "Una mela è più salutare dei cracker e altro, per sicurezza e igiene", commenta la preside a Il Mattino facendosi scudo con la sentenza della Corte Suprema di Cassazione del 30 luglio 2019 sui pasti portati da casa e consumati in aula.
La sentenza: sicurezza e igiene prima di tutto "L'ipotesi del pasto portato da casa e consumato dagli alunni in locali pubblici - recita la Suprema Corte - pone il problema dell'individuazione del responsabile della sicurezza dei prodotti". Nessuno, dunque, può garantire sull'igiene di una fetta di torta o un panino preparati in casa. A ciò si aggiunge la questione delle allergie, mentre "sulle confezioni delle merendine sono riportati tutti gli ingredienti", sottolinea la preside. Per la stessa ragione, via libera alla frutta sì, ma solo a quella porzionata e sigillata del supermercato.
L'appello delle mamme: "Rivediamo il regolamento insieme" Di rimando, le mamme infuriate: "Potremmo dire lo stesso riguardo i cibi confezionati". E in tante dichiarano di non far mangiare merendine e prodotti industriali ai loro figli per "scelta etica". Tanto più che il regolamento scolastico sembra prendere anche qualche granchio: "Brownie e muffin sono accettati - fanno presente i genitori in rivolta, - eppure sono notoriamente carichi di grassi e zuccheri". Fino all'appello finale: "Le scelte sono da rivedere insieme".