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La 19enne indagata ha affermato di essere stata presente sul luogo dell'aggressione insieme ad altre persone, ma di non essere stata lei a lanciare l'agente chimico sulle nipoti
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"Ero presente ma non ho lanciato io l'acido, volevo picchiarle col casco". Ha risposto alle domande del gip di Napoli la 19enne sottoposta a fermo con l'accusa di essere colei che ha lanciato dell'acido contro le due sorelle di 17 e 23 anni in piena notte nel rione Sanità. La donna, zia delle due sorelle, ha affermato di essere stata presente quella notte sul luogo dell'aggressione insieme ad altre persone, ma di non essere stata lei a lanciare l'acido che invece, ha sostenuto, sarebbe stato in possesso delle due vittime.
La donna, che si trova nel carcere di Pozzuoli assistita dal suo legale Bernardo Scarfò, ha ribadito la versione dei fatti resa agli investigatori della squadra mobile in Questura, dove si è recata martedì dopo essere stata convocata il giorno prima come persona informata dei fatti.
La ricostruzione dell'accusata - Rispondendo alle domande che le venivano poste, ha detto che era sua intenzione picchiare le due giovani, che hanno 17 e 23 anni, con il casco bianco che aveva tra le mani. Ma ha anche aggiunto di essere stata costretta a desistere in quanto avvertita da altri componenti del gruppo degli aggressori che le due ragazze erano in possesso dell'acido.
La ricostruzione degli inquirenti - L'attenzione degli inquirenti si sta ora concentrando su un'altra ragazza, che era con la giovane di 19 anni accusata di avere lanciato l'acido contro le sue due nipoti. Gli inquirenti hanno individuato tutti i componenti del gruppo che si è reso protagonista dell'aggressione. Secondo la ricostruzione degli investigatori, che contestano alla ragazza sottoposta a fermo anche la premeditazione, i tre scooter a bordo dei quali viaggiavano sei persone, hanno intercettato, inseguito e fatto cadere le vittime, anche loro in sella a un motociclo. Quindi sarebbe stato lanciato l'acido contro le due ragazze, che ormai erano a terra.
La versione dell'indagata - Una tesi che viene smentita dall'indagata, la quale sostiene invece che era sua intenzione solo aggredire e picchiare le giovani per vecchi rancori di famiglia, iniziati circa tre anni fa, e che l'acido era in possesso delle vittime, le quali, ha anche aggiunto l'indagata, secondo quanto a sua conoscenza andavano in giro con bottiglie di liquido urticante in borsa.
Al vaglio le immagini - Durante l'udienza di convalida la Procura ha consegnato al giudice le risultanze di ulteriori attività investigative per integrare il quadro probatorio alla base del provvedimento di fermo notificato all'indagata lo scorso 31 maggio. La difesa della 19enne sostiene che nelle immagini poste alla base del decreto di fermo emesso dalla Procura non è visibile il gesto di cui è accusata la giovane donna.