"Erano attimi - ha aggiunto la 24enne - in cui la mente sembrava come incapace di comprendere"
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Il corpo diventato come "uno scarto". E' con queste parole che in una lettera la 24enne, vittima di una violenza di gruppo in un'ascensore della Circumvesuviana, descrive quanto subito. "Erano attimi - ha infatti raccontato - in cui la mente sembrava come incapace di comprendere, di totale perdizione dell'essere. E dopo che il corpo era diventato scarto e oggetto, ho provato una sorta di distacco da esso".
"Bastano pochi minuti e ritorno col pensiero. Erano attimi di incapacità a reagire di fronte la brutalità e la supremazia di tre corpi - si legge infatti in una lettera scritta dalla 24enne in cui la giovane racconta i suoi ricordi e le sue sensazioni - . Erano attimi in cui la mente sembrava come incapace di comprendere, di totale perdizione dell'essere. E dopo che il corpo era diventato scarto e oggetto, ho provato una sorta di distacco da esso. Il mio corpo, sede della mia anima, così sporco".
"Mi sembrava di essere avvolta dalla nebbia mentre mi trascinavo su quella panchina dopo quelli che saranno stati 7 o 8 minuti", scrive ancora la ragazza. "Mi sono seduta e non l'ho avvertito più. Ho cominciato ad odiarlo e poi a provare una profonda compassione per il mio essere. Compassione che ancora oggi mi accompagna, unita ad una sensazione di rabbia impotente, unita al rammarico, allo sdegno, allo sporco, al rifiuto e poi all'accettazione di un corpo che fatico a riconoscere perché calpestato nella sua purezza". "Il futuro diviene una sorta di clessidra. Consumato il corpo e la mente dal tempo odierno ricerca una vita semplice".
Dopo tante parole cupe e dense di pessimismo nella lettera affiora anche uno spiraglio di speranza: "Mi piacerebbe essere a capo di un'associazione che si occupa della prevenzione, della tutela e della salvaguardia delle donne, ragazze, bambine a rischio, perché donare se stessi e il proprio vissuto per gli altri è l'unico modo per accettarlo".