A Tgcom24 l'avvocato Erich Grimaldi, che da un anno si batte per cure precoci contro il virus: "Siamo a buon punto e, dopo aver assistito migliaia di pazienti in Italia e all'estero, penso alla mia Napoli"
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"Dopo un anno di battaglie siamo a buon punto: all'indomani dell'ordinanza del Tar Lazio che riconosce ai medici la libertà di scegliere le cure a casa e l'incontro a Roma con il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, attendiamo che Ministero modifichi i protocolli di terapia domiciliare per aggredire il Covid fin dai primi sintomi, senza arrivare all'ospedalizzazione". Inizia a raccogliere i frutti di un anno di lavoro ("così intenso da farmi mettere da parte la mia professione", confessa, ndr) l'avvocato napoletano Erich Grimaldi, presidente del Comitato Cura Domiciliare Covid-19.
"E' la prima vittoria per lo schema terapeutico che hanno messo in piedi centinaia di medici che hanno raccolto il mio appello sulle cure domiciliari lanciato a metà marzo del 2020", ricorda Grimaldi a Tgcom24. "E dopo aver aiutato migliaia di pazienti in Italia e all'estero - aggiunge, - vorrei far conoscere questi risultati anche alla mia Napoli".
Com'è partita la sua battaglia per un protocollo nazionale sulle cure domiciliari nella lotta al Covid?
"Tutto nasce da riflessioni personali nei primi giorni di lockdown. Ero a Napoli e nel Centro e Sud Italia la realtà dell'epidemia era lontanissima, ma, confrontando i numeri dei contagi del Nord Italia, mi chiedevo come mai, per esempio, a Bergamo e Brescia, a parità di contagi, si morisse di più rispetto ad altre città del Veneto o dell'Emilia-Romagna. La spiegazione poi è arrivata".
A quali conclusioni è giunto?
"L'Italia ha sbagliato a non far dialogare le Regioni, la sanità si muove come se ci trovassimo in 20 Stati diversi. E questo non è più possibile: se le misure sociali ed economiche sono nazionali, perché non lo sono anche le cure sanitarie? Come allora non c'è ancora oggi un protocollo di terapia domiciliare precoce a livello nazionale, che non faccia arrivare i malati ad intasare ospedali e terapie intensive. Come allora, anche oggi, non si investe sulla medicina del territorio e sulle Usca, nonostante le promesse."
Cos'ha fatto, allora?
"In quei primi giorni, ho iniziato a fare appelli su Facebook, a fare dirette social per mettere in rete medici di medicina generale e specialisti e ospedalieri attraverso la pagina 'Esercito bianco'. Era questo l'unico strumento allora disponibile e oggi si è evoluto nella pagina pubblica Terapia domiciliare Covid19, che conta oltre 220mila membri, e nel Comitato, che riunisce migliaia di medici, specialisti, farmacisti e di pazienti, e che è diventato un interlocutore istituzionale".
E' stato un percorso lungo quello che ha portato ai risultati di questi giorni, l'ordinanza del Tar del Lazio e l'incontro con il sottosegretario Sileri. Come si è mosso?
"Nella gestione di questa emergenza a Roma sono stati commessi tanti errori, ma come ho detto a Sileri, la pagina Facebook che ho creato e che ho aperto a tutti per tentare di non far collassare gli ospedali, passando così dai 20mila iscritti di agosto ai 220mila di oggi, non può fare da cuscinetto tra il territorio e i nosocomi stessi. Fin dall'inizio di questa battaglia, abbiamo inviato pec e diffide (senza risposte) al sistema centrale perché, puntando nell'immediato alle cure domiciliari, si approntasse un protocollo che considerasse l'esperienza sul campo di tutti quei medici di medicina generale che, sfidando anche oggi le linee-guida ministeriali, visitano i loro pazienti e prescrivono cure che non siano 'tachipirina e vigile attesa per 72 ore', come vogliono le linee-guida nazionali".
Oggi a che punto siamo?
"Siamo a buon punto. In questo anno, preso atto del silenzio di Roma, siamo passati a dialogare con le singole Regioni e, per esempio, il Piemonte ha istituzionalizzato la terapia domiciliare. Sulla stessa strada Molise, Abruzzo; dialogo aperto con la Lombardia, in attesa degli incontri con Lazio e Marche. Nel frattempo, abbiamo finalmente aperto le porte del Ministero e attenderemo le modifiche dei protocolli ministeriali. E' opportuno che i medici possano decidere in scienza e coscienza di curare precocemente, aggredendo il virus ai primi sintomi con antinfiammatori e altri farmaci subito. Le esperienze e le evidenze da noi raccolte sono a disposizione".
Le prospettive del Comitato?
"E' certo che la crescita continuerà in maniera esponenziale. Continuiamo a cercare medici che ci supportino, anche se comprendo che non sia facile per loro abbandonare le linee-guida ufficiali. Lo staff che gestisce la pagina Facebook è composto da 30 persone da tutta Italia che anche di notte prendono in carico i post con le richieste e, attraverso la rete interna di chat su Whatsapp e Telegram, interpellano i professionisti disponibili a intervenire per ogni caso e lo taggano sotto il post pubblicato. Tutto avviene a titolo gratuito. Ci aspettano, poi, nuovi tavoli regionali e nazionali e stiamo, inoltre, intensificando le nostre relazioni con l'estero, con i medici brasiliani e statunitensi in primis, perché lo schema terapeutico approntato in questi mesi sia a disposizione di tutti. E' stato già tradotto in greco, spagnolo, francese e inglese".