Milano, l'istituto penale per minorenni "Cesare Beccaria"
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Le violenze dall'autunno 2023 al marzo scorso: coinvolti una dozzina di ragazzi minorenni o appena maggiorenni. Gli agenti sotto inchiesta sono 25. Tra gli otto sospesi il comandante Francesco Ferone
"Mio figlio ha preso solo qualche schiaffo e qualche pugno dagli agenti, ma non è mai stato preso davvero di mira come invece accadeva agli stranieri". È questa la testimonianza di una madre di un recluso italiano del carcere minorile Beccaria di Milano. "Lui è fortunato, perché ha una famiglia con cui parlare - aggiunge -. Un ragazzo che ho conosciuto è stato chiuso in una stanza e massacrato di botte. A colpire era, spesso, lo stesso agente, noto a tutti in carcere proprio per la frequenza e il modo in cui alzava le mani. Le vittime erano soprattutto ragazzi che durante i colloqui non avevano nessuno con cui parlare, stranieri non accompagnati ad esempio. Gli agenti non vedevano madri attente o famigliari ai quali i detenuti potessero raccontare le violenze". È un ulteriore (e inquietante) scenario che viene a galla nell'ambito dell’inchiesta che ha portato in carcere 13 agenti della Penitenziaria e alla sospensione di otto colleghi.
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Nessuno ha detto nulla, "nemmeno quando mio figlio è stato stuprato da un gruppo di altri ragazzi. L'agente presente, quando ha capito la situazione, se ne è andato lasciando che lo aggredissero, trovando tutto il tempo per oscurare le telecamere con sedie e oggetti vari - ha raccontato la donna a Repubblica -. Le guardie sono arrivate solo mezz'ora dopo, quando la segnalazione di un giovane estraneo al gruppo li ha costretti a intervenire. Appena ho scoperto l'episodio sono corsa al Beccaria chiedendo di parlare con quello che credo fosse il comandante della polizia penitenziaria: 'Signora cosa vuole che sia', mi ha detto. Lui era persino peggio degli agenti perché nascondeva tutto quanto. E il giorno della violenza non gli ha nemmeno fatto fare una telefonata a casa".
Paura per il figlio? "Se gli torcono anche solo un capello mi incateno davanti al tribunale. Non gli ho ancora parlato dopo le indagini, ma l'assistente sociale, fortunatamente, mi telefona tutti i giorni per dirmi che sta bene" ha concluso la donna.
Su quanto accaduto al carcere minorile Beccaria emergono ogni giorno nuovi terribili casi. Il detenuto Amin Hachouch ha raccontato al pubblico ministero che indaga sugli agenti torturatori all'IPM di Milano quanto gli è capitato. L'episodio fa parte di quelli che hanno fatto finire in arresto 13 agenti di polizia penitenziaria con le accuse di tortura, maltrattamenti e falso. Nell'ordinanza del Giudice delle Indagini Preliminari, Stefania Donadeo (il verbale risale al 12 gennaio 2024) a pagina 58 si legge parte del racconto del ragazzo. Che in una serata di fine novembre si sveglia perché uno degli agenti gli mette una mano sul sedere. E gli sussurra: "Stai tranquillo, voglio solo far l’amore con te". Hachouch non conosce il nome del poliziotto ma reagisce colpendolo con dei pugni. Il compagno di cella, svegliatosi per il baccano, lo avrebbe aiutato a cacciare l'agente.
"Stavo dormendo in mutande e mi ero coperto con il lenzuolo perché c'era molto caldo. Appena mi sono reso conto di quello che stava accadendo, ho detto all’assistente 'cosa vuoi'. E lui mi ha detto 'stai tranquillo, voglio solo far l’amore con te' - ha dichiarato il ragazzo -. Io ho reagito in modo violento e l'ho colpito con diversi pugni. A quel punto si è svegliato Salim che mi ha detto di smetterla". L'altro detenuto confermerà a verbale le accuse di Amin. Le violenze al Beccaria sono avvenute dall'autunno 2023 al marzo scorso. Coinvolti una dozzina di ragazzi minorenni o appena maggiorenni. Gli agenti sotto inchiesta sono in totale 25. Tra gli otto sospesi il comandante Francesco Ferone. La maggior parte delle violenze è avvenuta nell'ufficio del capoposto, ovvero in una zona dove non c'erano telecamere.