L'ipotesi principale è il decesso improvviso e inaspettato in un paziente affetto da epilessia. Ma non sarebbe stato l'unicofattore determinante
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"Siamo nel campo delle ipotesi, non abbiamo certezze" sulle cause della morte di Stefano Cucchi. Lo affermano in aula i periti nominati dal gip, convocati per illustrare gli esiti del loro accertamento nel processo bis per la morte del geometra romano, che vede imputati cinque carabinieri, tre dei quali per omicidio preterintenzionale. L'ipotesi principale è quella della morte improvvisa e inaspettata in un paziente affetto da epilessia.
L'ipotesi secondaria è la frattura traumatica sacrale. In entrambi i casi una delle concause è la dilatazione abnorme della vescica che avrebbe provocato problemi cardiaci. Un'altra concausa, spiegano i periti, può essere la "inanizione (malnutrizione, ndr) con conseguente calo ponderale".
"Nessuno può avere certezze. Se non ci fosse stata la lesione s4 il soggetto non sarebbe stato ospedalizzato - precisa un perito -. Cucchi era immobile nel letto e non riusciva più a muoversi per la frattura. Se non fosse stato in questa condizione, non avrebbe avuto una vescica atonica, ma avrebbe avuto probabilmente lo stimolo alla diuresi. Dunque se non avesse avuto la frattura, Cucchi non sarebbe stato ospedalizzato e probabilmente la morte non sarebbe occorsa o sarebbe sopraggiunta in un altro momento".
"C'è un vuoto tra il 21 ottobre di notte e il 22 ottobre 2009 - afferma il professor Vincenzo D'Angelo, uno dei periti -. Il secondo momento è quello in cui si accorgono che Cucchi era morto; ma non sappiamo cosa accadde in quelle ore".