Il giornale non indica però in modo circostanziato quali sarebbero gli episodi che avrebbero portato la Procura di Roma a iscriverlo sul registro degli indagati
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L’ex commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, sarebbe stato iscritto sul registro degli indagati dalla Procura di Roma per peculato. A darne notizia è il quotidiano "La Verità", che però, pur sottolineando che l'accusa è contenuta nel fascicolo sulle forniture di mascherine, non indica in modo circostanziato quali sarebbero gli episodi specifici che avrebbero portato all'accusa. La replica di Arcuri: "Non so nulla".
Secondo il quotidiano di Maurizio Belpietro, il reato di peculato sarebbe contestato anche ad Antonio Fabbrocini, che è stato uno stretto collaboratore di Arcuri e il responsabile unico del procedimento per l'acquisto di 801 milioni di mascherine da tre diversi consorzi cinesi. Per questo acquisto, gli intermediari hanno ricevuto, secondo la Procura, provvigioni per 72 milioni di euro (finendo indagati per traffico di influenze); Arcuri ha però sempre negato di essere a conoscenza delle maxi-commissioni, sostenendo invece attraverso il suo ufficio stampa di essere stato "oggetto di illecite strumentalizzazioni" da parte degli intermediari.
Già a novembre la Procura aveva iscritto sul registro degli indagati Arcuri e Fabbrocini, ma dopo qualche settimana aveva chiesto l'archiviazione della loro posizione. E ora, secondo La Verità, i pm avrebbero deciso di contestare il nuovo reato.
Arcuri: "Nessuna notizia circa l'indagine sulle mascherine" "In merito a quanto riportato da 'La Verità', circa l'indagine sulle mascherine", l'amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri, comunica in una nota di "non avere notizia di quanto riportato dal suddetto quotidiano. Il dott. Arcuri, nonché la struttura già preposta alla gestione dell'emergenza continueranno, come da inizio indagine, a collaborare con le autorità inquirenti nonché a fornire loro ogni informazione utile allo svolgimento delle indagini".