Secondo il pm, avrebbero messo in atto un "piano precostituito" per aiutare la 39enne, che era a processo per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana nel luglio 2022 a far credere al perito che era "affetta da un ritardo mentale grave"
© Ansa
Salgono a sette gli indagati dalla Procura di Milano nell'inchiesta che riguarda psicologi e psicologhe, alcune delle quali in servizio nel carcere milanese di San Vittore, e un avvocato, nel secondo filone di indagine sul caso di Alessia Pifferi. Quest'ultima, 38 anni, è stata condannata all'ergastolo per aver lasciato morire di stenti, nel luglio del 2022, la figlioletta Diana, di meno di un anno e mezzo. È quanto emerge dall'avviso di chiusura dell'indagine. Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di favoreggiamento, false dichiarazioni all'autorità giudiziaria, falsa testimonianza, falso in atto pubblico e falso commesso da incaricati di pubblico servizio.
Secondo il pm di Milano Francesco De Tommasi, l'avvocato Alessia Pontenani, legale di Alessia Pifferi, e il consulente difensivo, lo psichiatra Marco Garbarini, avrebbero messo in atto un "'piano precostituito" per aiutare la 39enne, che era a processo per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana nel luglio 2022, a far credere al perito nominato dalla Corte d'Assise di Milano che era "affetta da un ritardo mentale grave" e almeno "parzialmente incapace di intendere e volere". In particolare, Garbarini le avrebbe dato "indicazioni" per simulare "disturbi psichici" nel corso delle attività della perizia.
Agli atti, come si legge nell'avviso di conclusione dell'inchiesta, ci sono anche tante intercettazioni e in una di queste, ad esempio, Pifferi diceva che sarebbe stata a conoscenza dell'esistenza di un "piano". Per l'accusa, la legale Pontenani avrebbe anche detto a Pifferi (che fu dichiarata capace di intendere e volere e condannata all'ergastolo) di "simulare in carcere comportamenti e atteggiamenti" per sembrare "fuori di testa".
Agli atti ci sono anche le dichiarazioni di Tiziana Morandi, la cosiddetta "mantide della Brianza" e che era in carcere con Pifferi. Ha raccontato al pm che l'avvocata avrebbe detto "alla Pifferi" che "lei doveva fare la scema". Questa tranche di indagine, appena chiusa, aveva già ipotizzato una presunta "manipolazione", anche attraverso un test falsificato, per aiutare Pifferi a ottenere la perizia psichiatrica nel processo. La Procura nell'inchiesta, che aveva sollevato forti proteste degli avvocati per gli accertamenti sulla loro collega, ha evidenziato, come riportato negli atti, anche punteggi "inseriti" prima del "test di Wais" su Pifferi e una relazione firmata da chi non era presente alle valutazioni, effettuate anche da chi, poi, non le certificò. Il tutto, secondo gli inquirenti, con presunte variazioni nei documenti in corso d'opera.
"La data della notifica dell'avviso di chiusura dell'indagine non appare casuale, dato che tra cinque giorni comincia il processo d'appello per Alessia Piferi. Spero che non sia l'ennesimo tentativo di intimorire la difesa". Così Alessia Pontenani, legale della 40enne, commenta la chiusura dell'inchiesta in cui è indagata. L'avvocatessa, che non ha nessuna intenzione di rinunciare al mandato, è preoccupata che l'avviso di conclusione dell'indagine "con queste accuse possa pregiudicare la mia difesa in appello" Inoltre il legale ha osservato: "Se il teste chiave è davvero la 'mantide della Brianza', è cosa quanto meno singolare conoscendo la signora e l'esito del suo processo. Ha affermato falsità riguardo, per esempio, a quanto io avrei detto ad Alessia Pifferi, se non altro perché mi attribuisce termini mai usati in vita mia".
"Con la chiusura delle indagini finalmente la pubblica accusa disvela il suo intendimento, ergersi a super psicologo e decidere come si fanno i colloqui con i detenuti e la valutazione sugli esiti delle consulenze". Lo dichiara l'avvocato Mirko Mazzali, legale della psicologa del carcere San Vittore di Milano, Paola Guerzoni, indagata dalla Procura di Milano per favoreggiamento e falso in atto pubblico nell'inchiesta bis sul caso di Alessia Pifferi. "Interessante come discussione in un convegno, molto fuori tema in un processo" afferma l'avvocato della professionista che, dopo la notizia dell'indagine, (emersa a gennaio 2024) ha lasciato l'incarico nel carcere di Milano.