Nel penitenziario di Taranto le due donne hanno partecipato ad un corso e realizzato alcune opere
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Hanno appeso le foto, rifinito le installazioni, dato il loro contributo per una mostra speciale. Sabrina Misseri e la madre Cosima hanno partecipato all'allestimento dell'Altra Città, un percorso artistico all'interno del carcere di Taranto. I visitatori vivono l'esperienza di un detenuto al suo ingresso nel penitenziario: le impronte digitali, le sbarre, l'isolamento. Compiono gli stessi passi che hanno fatto anche loro, Sabrina e Cosima.
Le due donne sono detenute dal 2010 per l'omicidio di Sarah Scazzi, devono scontare l'ergastolo. Uccisero la ragazzina, il corpo fu nascosto in un pozzo dallo zio Michele. Per giorni si cercò invano. La vita da recluse per le protagoniste del delitto di Avetrana ora è anche questo. Lezioni d'arte culminate in un'esposizione. "Sabrina era attentissima, e dopo poche settimane era in grado di riconoscere le differenze stilistiche tra un quadro di Picasso e uno di Max Ernst", ha commentato il suo docente. La mostra è aperta fino al 15 giugno. Ma Sabrina e Cosima potrebbero non vedere l'ultima installazione del percorso, la cella della pre-libertà, dove i detenuti aspettano il rilascio. Per loro la sentenza parla chiaro: fine pena mai.