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Per il tribunale di Perugia il trattenimento di Alma Shalabayeva e la successiva espulsione, insieme alla figlia Alua, è un evento che "sarebbe preferibile definire un crimine di lesa umanità realizzato mediante deportazione". Lo si legge nelle motivazioni di condanna degli imputati. Per i giudici fu "un caso eclatante non solo di palese illegalità-arbitrarieta' delle procedure seguite dalle istituzioni italiane, ma una violazione dei diritti".