A "W l'Italia" la storia di Patty, violentata e costretta a prostituirsi: “Il mio corpo porta mille segni”.
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“Mi ha trattato come un animale”. Sono queste le prime parole che pronuncia Patty, ragazza nigeriana, abusiva a Castel Volturno e costretta dal marito a prostituirsi. Il comune in provincia di Caserta è diventato terra di nessuno, o meglio terra di conquista. Si perché è qui che la mafia nigeriana ha deciso di stabilire il proprio quartier generale.
La criminalità organizzata qui vive principalmente grazie a due attività: lo spaccio di droga e lo sfruttamento della prostituzione. Patty, 40enne, racconta la sua terribile esperienza e mostra – alle telecamere di W l’Italia – i segni della violenza che il suo corpo porta ancora. “Questo me l’ha fatto con una bottiglia – dice indicandosi una cicatrice in prossimità del labbro superiore -, quest'altro graffio con un pezzo di vetro”.
Lei si è ribellata e ha parlato, ma spiega perché molte donne sono costrette al silenzio: “Sono in molte ad aver paura perché loro – i mafiosi – chiamano la tua famiglia e dicono: ‘Se tua figlia non si comporta bene la ammazziamo’”. Patty ha denunciato il marito, ma a Castel Volturno ci sono 15mila invisibili, persone che entrano a fare parte di questa spirale infinita di violenza.