Secondo la Procura questo sistema avrebbe permesso alla cooperativa di mantenere bassi costi di gestione
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Avrebbero fatto lavorare i propri dipendenti, insegnanti e personale Ata, in difformità e in misura sproporzionata al contratto nazionale di lavoro, e anche a titolo gratuito facendo loro restituire la retribuzione perché obbligati con minacce oppure perché costretti dalla necessità di ottenere i punteggi per le graduatorie pubbliche o per bisogno connesso alla crisi economica e occupazionale. Per questo i carabinieri della Compagnia di Cefalù (Palermo) hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di cinque persone, amministratori e gestori di una cooperativa che si occupa di istruzione secondaria, accusate, a vario titolo, di estorsione e sfruttamento del lavoro.
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Secondo la Procura sarebbero stati 118 i dipendenti coinvolti in questa dinamica che avrebbe permesso alla cooperativa di mantenere bassi costi di gestione e di massimizzare i profitti. Durante l'operazione i carabinieri hanno sottoposto a sequestro preventivo 65.300 euro in contanti rinvenuti nelle abitazioni degli indagati e in istituti paritari riconducibili alla cooperativa e custoditi in alcune circostanze dentro buste con elenchi nominativi del personale dipendente.