"L'aborto è considerato un diritto, così non si percepisce la gravità" scrivono vescovi, in occasione della presentazione 47esima Giornata Nazionale per la Vita
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"Pochi figli, troppi pets": lo sottolinea la Cei nel Messaggio per la Giornata della Vita, prevista per il 2 febbraio. "Nel nostro Paese, come in molti altri dell'occidente e del mondo, si registra da anni un costante calo delle nascite, che preoccupa per le ricadute sociali ed economiche a lungo termine; alcune indagini registrano anche un vistoso calo del desiderio di paternità e maternità nelle giovani generazioni, propense a immaginare il proprio futuro di coppia a prescindere dalla procreazione di figli. Altri studi rilevano un preoccupante processo di "sostituzione": l'aumento esponenziale degli animali domestici - sottolineano i vescovi italiani -, che richiedono impegno e risorse economiche, e a volte vengono vissuti come un surrogato affettivo che appare assai riduttivo rispetto al valore incomparabile della relazione con i bambini".
"Il riconoscimento del 'diritto all'aborto' è davvero indice di civiltà ed espressione di libertà?". Se lo chiedono i vescovi italiani in un documento della Cei. "Quando una donna interrompe la gravidanza per problemi economici o sociali (le statistiche dicono che sono le lavoratrici, le single e le immigrate a fare maggior ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza) esprime una scelta veramente libera, o non è piuttosto costretta a una decisione drammatica da circostanze che sarebbe giusto e 'civile' rimuovere?", ci si chiede ancora da parte cattolica. "Dobbiamo poi constatare come alcune interpretazioni della legge 194/78, che si poneva l'obiettivo di eliminare la pratica clandestina dell'aborto, nel tempo abbiano generato nella coscienza di molti la scarsa o nulla percezione della sua gravità, tanto da farlo passare per un 'diritto', mentre la difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano.
Sul tema della gestazione per altri, scrive la Cei "Le persone che avvertono la mancanza di figli vanno accompagnate a una generatività e a una genitorialità non limitate alla procreazione, ma capaci di esprimersi nel prendersi cura degli altri e nell'accogliere soprattutto i piccoli che vengono rifiutati, sono orfani o migranti 'non accompagnati'.
Questo ambito richiede una più puntuale regolamentazione giuridica, sia per semplificare le procedure di affido e adozione che per impedire forme di mercificazione della vita e di sfruttamento delle donne come 'contenitori di figli altrui'".