Il patto, siglato nel 2017 dal ministro Orlando, prevedeva che il terrorista non scontasse una pena superiore ai 30 anni e che fossero tenuti in considerazione i periodi già passati in prigione
© ansa
Potrebbe ammontare a poco più di 20 anni la pena che Cesare Battisti dovrà scontare dopo il suo arresto di gennaio. Il terrorista, tramite i suoi avvocati, ha chiesto infatti che venga rispettato il patto stretto tra Italia e Brasile per la sua estradizione, che prevedeva una pena non superiore ai 30 anni. A questi andrebbero poi scontati i periodi di reclusione che Battisti avrebbe già passato in galera.
Il patto Italia-Brasile - Come ricorda il "Corriere della Sera", il "patto Italia-Brasile" era stato firmato a ottobre 2017 dall'allora ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e prevedeva "che il tempo massimo di esecuzione della pena inflitta non supererà nella sua effettività 30 anni di reclusione, e che il periodo di detenzione sofferto dall'estradato in Brasile ai fini della procedura di estradizione sarà computato nella pena da eseguire in Italia".
Le richieste di Battisti - Su questo documento si basano ora le richieste della difesa di Battisti che chiede inoltre che ai 30 anni di galera vadano scontati anche i vari periodi già passati in carcere, tra Italia, Francia e Brasile (tra 1979 e 2006) per un totale di 9 anni, 4 mesi e 6 giorni. Al terrorista resterebbero quindi da scontare ancora 20 anni, 7 mesi e 24 giorni.
Estradizione o espulsione? Il nodo della vicenda - Il nodo della vicenda è però capire se quel "patto" sia valido, dato che Battisti è stato rispedito in Italia dalla Bolivia e non dal Brasile con una procedura non di estradizione, ma di espulsione. I legali del terrorista sottolineano però come non sia stato in realtà rispettato in nessuna parte l'iter previsto per le espulsioni, che prevede un avviso con interprete, tre giorni per il ricorso, cinque per la risposta, e la "restituzione" al Paese di provenienza, quindi il Brasile e non l'Italia.
Per i legali di Battisti quindi non si trattò né di estradizione, né di espulsione e, dovendo individuare un atto che possa legittimare la consegna dell'ex terrorista all'Italia, bisogna rifarsi al patto siglato dal ministro Orlando, quello che prevede l'impegno per una riduzione della pena. E su queste basi è stata presentata una memoria alla Corte d'assise d'appello di Milano che si riunirà il 17 maggio.