L'uomo di origine marocchina è accusato di arruolamento con finalità di terrorismo internazionale
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A Cesena un 24enne italiano, di origine tunisina, è stato fermato dalle Digos di Bologna e Forlì con l'accusa di arruolamento passivo con finalità di terrorismo internazionale. Il giovane si era radicalizzato per andare a combattere per il jihad in Siria e in Iraq. L'indagine, iniziata a luglio da informazioni dell'Aise, ha accertato come il giovane avesse intrapreso un percorso che lo ha portato ad aderire all'estremismo islamico: manteneva contatti virtuali con esperti religiosi dell'Isis, vedeva ossessivamente scene di jihad e ascoltava sermoni "nasheed" (un tipo di canto religioso islamico) dedicati al martirio.
Il 24enne che vive a Cesena aveva inoltre preso contatti con un "facilitatore", una persona che avrebbe agevolato il viaggio e il reclutamento nel circuito jihadista e intensificato il suo addestramento fisico. Faceva l'elettricista per guadagnare i soldi necessari per partire in Medio Oriente.
Le indagini sono cominciate il 29 luglio e il 24enne è stato fermato dalla Digos il 20 settembre, nemmeno due mesi dopo, perché era pronto a prendere un aereo per la Turchia e per poi spostarsi in Siria. Non aveva ancora comprato i biglietti, ma aveva già studiato il percorso, come ha sottolineato il responsabile della Digos di Bologna, Antonio Marotta. Negli ultimi anni l'aspirante jihadista aveva vissuto in Inghilterra e gli investigatori di Bologna e Forlì hanno cominciato a pedinarlo e intercettarlo appena atterrato a luglio nel capoluogo emiliano-romagnolo e fino al suo arrivo a Cesena, dove vivono la madre e alcuni fratelli. In Inghilterra, invece, si trovano altri suoi familiari.
La sua formazione è avvenuta tutta online, sui social network, tramite video di addestramento, attentati e indottrinamento. Diverso il materiale audio e video trovato dagli investigatori nel suo computer, che è stato sequestrato, così come il cellulare.
La contestazione di "arruolamento passivo" per fini di terrorismo internazionale da parte della Procura di Bologna parte dalla giurisprudenza di Cassazione in materia. Per i giudici della Suprema Corte "non è necessaria la prova del 'serio accordo' con l'associazione" ma "è invece sufficiente la prova della integrale disponibilità del neo-terrorista al compimento di tutte le azioni necessarie al raggiungimento degli scopi eversivi propagandati dall'associazione". La natura "individuale" dell'arruolamento - ipotesi di reato diversa dalla partecipazione ad associazione terroristica - non necessita che sia avvenuta "l'accettazione della richiesta" di entrare a far parte dell'organizzazione ma" è sufficiente la messa a disposizione incondizionata del neo-arruolato alla commissione di atti terroristici".