L'incontro è avvenuto a Trento, dove risiede la donna. Sindacato di polizia: "Amarezza"
Dopo aver ricevuto il permesso dei giudici, Chico Forti ha incontrato a Trento la madre 96enne. "Chico aveva incontrato l'ultima volta la madre sedici anni fa - aveva raccontato Andrea Di Giuseppe, parlamentare di Fratelli d'Italia che ha seguito il caso facilitando il trasferimento in Italia del 65enne -dicendole che probabilmente non si sarebbero più rivisti. Questa donna ha resistito fino a oggi solo per riabbracciare il figlio. Ringrazio il giudice di garanzia e gli avvocati per la celerità con cui è stato concesso questo permesso, un atto di umanità".
Forti, scortato dalla polizia penitenziaria che l'ha trasferito dal carcere di Verona dove è detenuto da domenica, è giunto in piazza General Cantore dove abita la mamma beneficiando di un permesso speciale di 4 ore. Ad attenderlo in strada lo zio Gianni, che in 24 anni di detenzione negli Stati Uniti non ha mai smesso di lottare per fare rientrare il nipote in Italia, il fratello Stefano, amici, sostenitori dei comitati spontanei e centinaia di cittadini del quartiere di Cristo Re. "La prima cosa che ha detto alla mamma è: mamma ti voglio bene. Sono qua per te. Lei era emozionatissima - ha detto lo zio Gianni senza mai abbandonare l'ingresso di casa -. Tra baci e abbracci, voleva fargli subito i canederli, ma lui le ha detto che non aveva fame, che aveva già provveduto. Mi dispiace solo per mio fratello, il papà di Chico, che non c'è più. Ma sono contento di essere riuscito a mantenere la promessa che gli avevo fatto: l'ho, l'abbiamo riportato a casa".
"Per noi servitori dello Stato che ogni giorno in carcere combattiamo, per conto dello Stato, una battaglia oscura ma importante per il rispetto della legalità, il sentimento di amarezza e di smarrimento è molto diffuso alla notizia che Chico Forti, condannato per omicidio negli Stati Uniti e sabato scorso tornato in Italia, potrà lasciare temporaneamente il carcere per incontrare la madre". Così aveva affermato in una nota, Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato polizia penitenziaria, mettendo in relazione la celere pronuncia dei magistrati di sorveglianza rispetto ad altre situazioni simili e - aveva sottolineato il sindacalista - "in sospeso da tempo". "Da quanto ci risulta lo stesso provvedimento adottato per Forti - aveva evidenziato - ha bisogno di settimane di attesa e non di pochi secondi oltre a riguardare casi particolarmente gravi come il rischio di vita del congiunto da incontrare, evenienza che non è valida per Forti".