il rapporto

Chiesa altoatesina: "67 casi di abusi accertati"

Nella ricerca spunta il caso di un sacerdote che avrebbe celebrato il funerale di una sua presunta vittima morta suicida

20 Gen 2025 - 12:11
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Sono 67 i casi accertati di abusi sessuali nella chiesa altoatesina tra il 1963 e il 2023. Questi riguardano 24 sacerdoti e 59 vittime. L'età media dei preti è tra i 28 e 35 anni, mentre quella delle vittime tra gli 8 e i 14 anni, poco più del 50% di sesso femminile. 

Sono i dati principali del rapporto sugli abusi nella chiesa altoatesina, elaborato dallo studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl di Monaco di Baviera, su incarico della Diocesi di Bolzano e Bressanone.

Il rapporto nell'ambito del progetto triennale "Il coraggio di guardare" è stato presentato in una conferenza stampa, in presenza del vescovo Ivo Muser.

I casi  Sono stati tutti resi anonimi per proteggere le vittime. Il "caso numero 5" riguarda un sacerdote che nei primi anni '60 ha compiuto un primo abuso ed è stato trasferito, poi un altro abuso ed ancora trasferito, e così ancora per 50 anni: solo nel 2010 è stato escluso dall'attività pastorale. In relazione a questo episodio l'avvocato Ulrich Wastl ha detto che "manca una cultura dell'errore e questo, nel caso degli abusi, è l'inizio della fine". Ha fatto anche un riferimento alla presunzione d'innocenza, osservando che questo principio non esclude la possibilità di misure e provvedimenti preventivi. Il "caso numero 15" è invece dedicato a un sacerdote che, nonostante le proteste dei fedeli, ha celebrato i funerali di un suicida, che era stata una sua presunta vittima di abusi.

Risultati che impongono alla Chiesa una seria riflessione. Ed è stato proprio il vescovo Ivo Muser che a conclusione dei lavori del convegno diocesano annuale dedicato alla prevenzione degli abusi ha auspicato tre visioni per il futuro: 

La prima: “Chiesa e società sono consapevoli che l’abuso è il risultato di un’anti-cultura sociale e si assumono la responsabilità di un cambiamento verso una cultura dell'attenzione, del coraggio civico, che rispetti la dignità dell'essere umano, la sua libertà e la sua vita. Cambiare il linguaggio e il comportamento, indicare procedure chiare, estirpano le condizioni che innescano gli abusi.” 

Il secondo scenario riguarda contenuti e strutture della realtà ecclesiale e sociale: “Quando pensiamo al potere – così Muser – chiediamoci come lo gestiamo nei nostri ambiti di vita e di lavoro. Un dialogo aperto su questo tema è centrale, senza fingere di non vedere e senza paura di parlare schiettamente. Lo stesso vale per la gestione delle strutture: vanno concepite in modo da garantire che la Chiesa sia un luogo sicuro per i minori e le persone vulnerabili. Alle vittime di abusi sono assicurati supporto e giustizia.”

Il terzo scenario investe l’approccio sistemico al tema dell'abuso: i membri della Chiesa e della società mostrano coraggio civico e responsabilità nel prevenire, riconoscere e gestire ogni forma di abuso e violenza. “Il progetto "Il coraggio di guardare" in atto nella nostra diocesi – ha spiegato – prevede un processo partecipativo orientato alla prevenzione. Lo sguardo sistemico ci apre gli occhi, le orecchie e il cuore a una visione complessiva: giudizio e azione. Assumere questo sguardo sistemico è il mio auspicio per me stesso e per la comunità. Auguro questo coraggio a ciascuno e ciascuna nel proprio ambito. Non dimentichiamo mai che la lotta agli abusi riguarda ognuno di noi. Abbiamo bisogno di tutti, nella Chiesa e nella società.”

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