LA RABBIA E IL DOLORE

Civitanova, la moglie di Alika: "Nessuno lo ha aiutato perché nero" | "L'assassino dice di essere pazzo ma non gli credo"

"Mio figlio è rimasto senza padre, io senza marito: chiedo giustizia"

03 Ago 2022 - 13:07

"Se per terra ci fossero stati due bianchi, la gente sarebbe intervenuta. Ma invece mio marito era nero e quindi nessuno lo ha aiutato". C'è rabbia, ma soprattutto tanto dolore nelle parole di Charity Oriakhi, la moglie di Alika Ogochukwu, l'ambulante nigeriano ucciso di botte venerdì 29 luglio in pieno centro a Civitanova Marche da Filippo Ferlazzo: "L'assassino dice di essere pazzo, ma io non ci credo. I pazzi non vanno in giro liberi a fare shopping", ha detto la donna in un'intervista a La Stampa.    

Ambulante ucciso a Civitanova, fiori e bigliettini sul luogo dell'omicidio

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"Una vita tranquilla" - Charity e Alika vivevano nel piccolo comune di San Severino Marche da ormai diversi anni. Qui avevano deciso di crescere il loro unico figlio, Emmanuel, otto anni, dopo aver vissuto in diverse città d'Italia. Nel Paese Charity è arrivata su un barcone ancor prima di Alika: "Ci siamo conosciuti a Prato, dieci anni fa - racconta la 39enne - Al tempo io lavoravo come badante a Ferrara e quindi facevo avanti e indietro da Prato con il treno. Poi siamo andati a stare insieme a Padova, dove è nato nostro figlio. Quando Emmanuel aveva sei mesi siamo venuti qui a San Severino Marche. La nostra era una vita semplice ma eravamo felici". 

La loro storia - "Il 29 giugno scorso abbiamo festeggiato tre anni di matrimonio. Ci siamo sposati in Comune qui a San Severino. Io avevo messo il vestito bianco, lui un abito elegante come si usa in Italia. Poi abbiamo festeggiato con gli amici, vestiti con i nostri costumi tipici della Nigeria". Di Alika Charity ricorda soprattutto la bontà: "Mio marito è stato ammazzato in modo crudele e dire che era tanto buono, tanto gentile. La sera quando rientrava portava sempre qualcosa: biscotti, dolci, gelati. E adesso invece non vedrò più il suo sorriso". La mente va a quel momento atroce: "Sto troppo male al pensiero di come ha sofferto mio marito mentre veniva ammazzato di botte". La conferma è arriva dall'autopsia, che ha stabilito che le cause della morte sono compatibili con lo schiacciamento del corpo, da che ha probabilmente causato anche un soffocamento.

"Chiedo giustizia" - A proposito delle giustificazioni emerse in questi giorni dai racconti di Ferlazzo, Charity taglia corto: "Se davvero aveva tutti questi problemi, perché nessuno lo ha fermato prima che diventasse tanto violento? Questa storia è terribile da tanti punti di vista, compreso il fatto che in tanti hanno ripreso la scena con il telefonino invece di intervenire". La rabbia è anche verso chi pur essendo presente non ha fatto nulla, un'indifferenza che secondo la donna sarebbe legata al fatto che suo marito fosse nero: "Mio figlio è rimasto senza padre, io senza marito e ora chiedo giustizia. Ho bisogno di una giustizia vera".

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