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Le faq sull'elezione del Pontefice

Conclave, tutto quello che devi sapere: come si elegge il Papa dopo la morte di Francesco

Dalla clausura nella Cappella Sistina alle fumate, fino al “Habemus Papam”: ecco le risposte alle domande più frequenti sul rito che guida la Chiesa verso un nuovo Pontefice

21 Apr 2025 - 19:18
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Con la morte di Papa Francesco, avvenuta nel giorno del Lunedì dell'Angelo, si è ufficialmente aperta la Sede Vacante, ovvero il periodo in cui la Chiesa resta senza guida in attesa dell'elezione del nuovo Pontefice. È in questo momento che entra in gioco il Conclave, l'assemblea segreta dei cardinali chiamati a scegliere il successore di San Pietro. Il termine evoca immagini forti: la Cappella Sistina, le fumate che annunciano il voto, l'attesa in Piazza San Pietro e l'annuncio solenne: Habemus Papam. Ma dietro al cerimoniale ci sono regole precise, figure chiave e tradizioni che affondano le radici nei secoli. Chi vota? Come si decide il nuovo Papa? Dove alloggiano i cardinali? E cosa significa davvero la fumata bianca? In questa guida rispondiamo in forma di domande e risposte a tutto quello che c'è da sapere sul Conclave, per capire come si prepara la Chiesa a scrivere una nuova pagina della sua storia.

Che cos'è il Conclave?

Il Conclave è l'assemblea dei cardinali della Chiesa cattolica riuniti per eleggere un nuovo Papa. Il termine deriva dal latino cum clave, cioè "con la chiave", indicando la clausura imposta ai cardinali fino alla scelta del nuovo pontefice.

Quando si tiene il Conclave?

Il Conclave viene convocato dopo la morte o la rinuncia di un Pontefice. Inizia solitamente tra i 15 e i 20 giorni dopo l'inizio della sede vacante, per consentire a tutti i cardinali di raggiungere Roma. Tuttavia, può iniziare prima se sono già presenti tutti gli aventi diritto al voto.

Il Conclave e la stufa che "annuncerà" il nuovo Papa

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Chi è il Camerlengo di Papa Francesco e cosa fa?

Il Camerlengo di Santa Romana Chiesa è una figura chiave nel periodo di Sede Vacante, ovvero nel tempo che intercorre tra la morte (o la rinuncia) di un Papa e l'elezione del suo successore. Il termine "camerlengo" deriva dal latino camerarius, ovvero "custode della camera". Il suo compito principale è gestire gli affari temporali della Santa Sede fino all'elezione del nuovo pontefice. In pratica, il Camerlengo diventa il responsabile dell'amministrazione vaticana, ma non ha potere spirituale o decisionale sulla guida della Chiesa, che resta senza Papa fino all'elezione del successore.

Le funzioni principali del Camerlengo sono:

  • Verificare ufficialmente la morte del Papa: è lui che constata il decesso, di solito alla presenza di testimoni, e ordina la sigillatura dell'appartamento papale.
  • Informare il Collegio cardinalizio e avviare le procedure per i funerali e il Conclave.
  • Presiedere alcune congregazioni generali dei cardinali, dove si organizzano i dettagli pratici della transizione.
  • Sorvegliare l'amministrazione economica e patrimoniale del Vaticano fino all'arrivo del nuovo Papa.

Il Camerlengo agisce sempre in coordinamento con il Collegio dei Cardinali, senza prendere decisioni da solo. Nel Conclave del 2025, il Camerlengo è il cardinale Kevin Farrell, statunitense di origine irlandese, nominato da Papa Francesco nel 2019. Sarà lui a vigilare sulla regolarità della transizione, garantendo ordine, trasparenza e fedeltà alle norme ecclesiastiche.

Al Conclave partecipano esclusivamente i cardinali elettori, cioè i membri del Collegio cardinalizio che non abbiano compiuto 80 anni alla data della morte (o della rinuncia) del Papa. Questo limite d'età è stato stabilito da Papa Paolo VI e confermato da successivi pontefici, per garantire che l'elezione sia affidata a cardinali in grado di sostenere le responsabilità del momento. Nel 2025, gli elettori sono 138, provenienti da ogni parte del mondo. Si tratta del Conclave più internazionale della storia, con cardinali rappresentanti di tutti i continenti, riflettendo la dimensione globale della Chiesa cattolica.

Oltre agli elettori, nessun altro può partecipare alle votazioni. Tuttavia, alcune figure sono ammesse per motivi liturgici o organizzativi, ma solo prima dell'inizio del voto e sono tenute a lasciare la Cappella Sistina al momento del famoso comando extra omnes ("fuori tutti"). Tra questi: il segretario del Conclave, alcuni cerimonieri, alcuni medici, personale addetto alla sicurezza e ai servizi, oltre a due religiose incaricate dell'assistenza nella Domus Sanctae Marthae.

Una volta iniziato il Conclave, i cardinali restano completamente isolati dal mondo esterno, in una clausura assoluta che può durare pochi giorni o più, fino all'elezione del nuovo Papa.

Il Conclave si svolge nella Cappella Sistina, uno dei luoghi più iconici e sacri del Vaticano, all'interno del Palazzo Apostolico. È qui che i cardinali elettori si riuniscono in assoluto riserbo per scegliere il nuovo Papa, sotto gli affreschi monumentali di Michelangelo, tra cui il celebre Giudizio Universale. La Cappella Sistina non è solo uno scrigno d'arte rinascimentale, ma anche il cuore simbolico e spirituale del Conclave: il luogo in cui i cardinali invocano lo Spirito Santo per guidarli nella decisione più importante della Chiesa cattolica.

Prima dell'inizio del Conclave, la Sistina viene bonificata tecnologicamente: esperti del Vaticano effettuano controlli anti-spionaggio, sigillano finestre, installano pannelli temporanei e telecamere interne vengono disattivate. Viene quindi dichiarato l'extra omnes, cioè l'uscita di tutti coloro che non fanno parte del collegio elettorale, e le porte vengono chiuse. Durante il Conclave, la Cappella Sistina si trasforma in un vero spazio liturgico e decisionale: qui si celebrano le messe, si tengono le votazioni e si bruciano le schede nella stufa del Conclave. Da questo luogo esce, visibile al mondo, la fumata nera o bianca che annuncia l'esito del voto.

La scelta di questo luogo così solenne ha un significato profondo: eleggere un Papa è un atto sacro, e la bellezza della Sistina accompagna visivamente e spiritualmente i cardinali nel loro compito.

Durante il Conclave, i cardinali elettori non dormono nella Cappella Sistina, ma vengono alloggiati nella Domus Sanctae Marthae, una residenza moderna e riservata situata all'interno delle mura vaticane, non lontano dalla Cappella Sistina. La Domus Sanctae Marthae è una struttura costruita tra il 1992 e il 1996 sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, proprio per ospitare i cardinali durante il Conclave in condizioni più dignitose e riservate rispetto ai precedenti alloggi spartani del Vaticano. Ogni cardinale riceve una stanza privata con bagno, ma durante il Conclave vive in isolamento: non può comunicare con l'esterno, usare telefoni, internet o ricevere visite. L'intera area viene sorvegliata e "sigillata", per garantire l'assoluta segretezza del processo elettivo.

Ogni giorno, i cardinali si spostano dalla Domus alla Cappella Sistina per partecipare alle sessioni di voto, e poi fanno ritorno alla residenza. Gli spostamenti avvengono sempre in gruppo e sotto controllo, per evitare ogni forma di influenza esterna. In questo modo, la Domus Sanctae Marthae rappresenta non solo un luogo di riposo, ma anche uno spazio di raccoglimento e preghiera, dove ogni cardinale può meditare in coscienza prima di esprimere il proprio voto.

L’elezione del nuovo Papa avviene attraverso una votazione segreta all’interno del Conclave, nella Cappella Sistina. Il processo è regolato da norme molto precise stabilite nella Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis, promulgata da Giovanni Paolo II nel 1996 e aggiornata dai suoi successori. Ogni cardinale elettore riceve una scheda di voto, su cui scrive in modo discreto il nome del candidato scelto. La scheda viene piegata e portata all’altare, dove il cardinale la depone nell’urna con una formula di giuramento.

A ogni turno si procede così:

  • Si tengono due votazioni al mattino e due al pomeriggio, per un totale massimo di quattro al giorno.
  • Perché un candidato venga eletto, deve ottenere almeno due terzi dei voti dei cardinali presenti.
  • Se dopo 33 o 34 scrutini non si è raggiunta una maggioranza, si procede a un ballottaggio tra i due cardinali più votati. Anche in questo caso serve la maggioranza qualificata.

Dopo ogni sessione, le schede vengono bruciate nella stufa del Conclave. Se nessuno è stato eletto, dal comignolo della Cappella Sistina esce fumata nera; se l’elezione ha avuto successo, la fumata è bianca, segnale al mondo che la Chiesa ha un nuovo Papa. Una volta raggiunta la maggioranza richiesta, il cardinale decano chiede all’eletto:
"Accetti la tua elezione a Sommo Pontefice?" Se accetta, gli viene chiesto quale nome pontificale desidera assumere.

Durante il Conclave, ogni cardinale elettore riceve una scheda di voto in cui scrive a mano il nome del candidato scelto, e questa viene piegata in modo preciso e dopo essere stata letta ad alta voce dai cardinali scrutatori viene infilzata con un ago e un filo di seta. Questo rituale particolare avviene durante lo scrutinio ed è parte di una liturgia molto codificata, pensata per garantire la segretezza e la solennità del momento. Dopo aver votato, il cardinale si avvicina all'altare della Cappella Sistina, alza la scheda in alto e pronuncia le parole:
"Testor Christum Dominum, qui me iudicaturus est, me eligere in Papam eum, quem secundum Deum iudico eligi debere"
("Giuro davanti a Cristo Signore, che mi giudicherà, di votare per colui che ritengo debba essere eletto secondo Dio").

A quel punto infilza la scheda con l'ago e la fa scivolare lungo il filo, già teso in un contenitore apposito, dove vengono raccolti tutti i voti. Questo sistema antico ma affascinante garantisce l'ordine e la sicurezza delle schede, evitando manipolazioni e simboleggiando l'unità del collegio cardinalizio nel processo elettivo.

Secondo il diritto canonico, può essere eletto Papa qualsiasi uomo battezzato, celibe e cattolico. Non è necessario che sia un cardinale, un vescovo o un sacerdote. Tuttavia, per consuetudine consolidata da secoli, l'elezione ricade sempre su un membro del Collegio dei Cardinali.​

Casi storici particolari:

  • Papa Urbano VI (1378): Bartolomeo Prignano, arcivescovo di Bari, fu eletto Papa pur non essendo cardinale. La sua elezione avvenne in un clima di forte pressione popolare a Roma, desiderosa di un pontefice italiano.​
  • Papa Adriano VI (1522): Adriaan Florenszoon Boeyens, olandese e non presente al Conclave, fu eletto Papa mentre si trovava in Spagna. Fu l'ultimo Papa non italiano fino all'elezione di Giovanni Paolo II nel 1978.​
  • Papa Leone V (903): Eletto direttamente dal clero romano, era un semplice sacerdote al momento della sua elezione, senza essere cardinale o vescovo.

Sebbene la possibilità di eleggere un laico esista teoricamente, nella pratica moderna l'elezione di un Papa avviene sempre tra i cardinali presenti al Conclave. Qualora venisse scelto un non vescovo, egli dovrebbe essere ordinato vescovo prima di assumere pienamente le funzioni papali.​

La Stufa del Conclave è il fornello metallico utilizzato per bruciare le schede elettorali al termine di ogni scrutinio nella Cappella Sistina, durante il Conclave. Il suo nome – "stufa" – non va inteso nel senso comune di riscaldamento, ma come sinonimo antico di fornace o camino. Si tratta di un dispositivo fondamentale nel rituale dell'elezione papale, perché è da lì che esce il fumo che segnala l'esito della votazione ai fedeli radunati in Piazza San Pietro e al mondo intero:

Fumata nera: indica che il Papa non è ancora stato eletto.

Fumata bianca: annuncia che il nuovo Papa è stato scelto.

La stufa è collegata a un camino visibile sul tetto della Cappella Sistina. Dopo ogni sessione di voto, le schede vengono bruciate insieme a sostanze chimiche che producono il fumo del colore desiderato (nero o bianco), per evitare ambiguità visive. Dal 2005, per maggiore chiarezza, il sistema è stato elettrificato e dotato di una doppia canna fumaria, una per il fumo e una per la ventilazione. Anche se invisibile al pubblico, la stufa del Conclave è uno degli elementi più simbolici del processo elettivo: è l'oggetto che comunica al mondo intero che la Chiesa ha un nuovo Papa.

Con la fumata nera per indicare che non è stato ancora eletto un nuovo Papa, si utilizza una miscela composta da:
Perclorato di potassio: agente ossidante che facilita la combustione.
Antracene: idrocarburo aromatico che contribuisce alla colorazione scura del fumo.
Zolfo: elemento che, bruciando, produce fumi densi e scuri.​
Questa combinazione genera un fumo denso e scuro, ben visibile da Piazza San Pietro.

Per la fumata bianca si bruciano le schede insieme a una miscela di:
Clorato di potassio: ossidante che sostiene la combustione.
Lattosio: zucchero che, bruciando, produce un fumo chiaro.
Colofonia (pece greca): resina naturale che contribuisce alla produzione di un fumo bianco denso.
Questa miscela garantisce una fumata bianca visibile e inequivocabile.

In passato, per ottenere le fumate, si utilizzavano materiali come paglia umida o catrame. Tuttavia, questi metodi non garantivano sempre una distinzione chiara tra i colori del fumo. Per migliorare la visibilità e l'interpretazione delle fumate, dal conclave del 2005 è stata introdotta una seconda stufa dedicata esclusivamente alla combustione delle miscele chimiche, separata da quella utilizzata per bruciare le schede. Questo accorgimento tecnico ha permesso di produrre fumate più dense e facilmente distinguibili. Inoltre, per evitare ambiguità, il segnale visivo della fumata bianca è accompagnato dal suono delle campane della Basilica di San Pietro, che suonano a festa per annunciare al mondo l'elezione del nuovo Papa. Queste innovazioni hanno reso più chiara la comunicazione dell'esito delle votazioni del conclave, permettendo ai fedeli e ai media di tutto il mondo di comprendere immediatamente se un nuovo Pontefice è stato eletto.​

Fumata nera: l'elezione non ha avuto esito, non c'è ancora un nuovo Papa.

Fumata bianca: l'elezione è avvenuta con successo, un nuovo Papa è stato scelto.

Una volta che un candidato ottiene la maggioranza dei due terzi e accetta l'elezione, diventa ufficialmente il nuovo Papa. A quel punto, si svolgono alcuni momenti chiave e ricchi di significato:

  1. Accettazione e scelta del nome – Il cardinale decano chiede all'eletto: "Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?" Se la risposta è affermativa, viene chiesto: "Con quale nome vuoi essere chiamato?" È in quel momento che il nuovo Papa sceglie il nome pontificale che lo accompagnerà nel suo ministero.
  2. Vestizione – Il nuovo Papa viene condotto nella cosiddetta "Stanza delle Lacrime", una piccola sala adiacente alla Cappella Sistina, dove si cambia e indossa per la prima volta l'abito bianco papale. La stanza prende il nome dall'emozione – spesso travolgente – che colpisce chi si rende conto della portata spirituale e storica dell'incarico ricevuto.
  3. Annuncio ufficiale – Poco dopo, il cardinale protodiacono si affaccia dal balcone centrale della Basilica di San Pietro e pronuncia la storica formula: "Annuntio vobis gaudium magnum: Habemus Papam!", seguita dal nome del nuovo Pontefice.
  4. Prima benedizione – Il Papa si presenta alla folla riunita in Piazza San Pietro e al mondo intero. Impartisce la prima benedizione "Urbi et Orbi", alla città di Roma e a tutto il mondo, inaugurando ufficialmente il suo pontificato.

Da quel momento in poi, la Chiesa ha un nuovo Pastore e il suo ministero può cominciare, tra l'entusiasmo dei fedeli e l'attenzione della comunità internazionale.

Il Conclave più lungo della storia si svolse a Viterbo tra il 1268 e il 1271 e durò ben 33 mesi, quasi tre anni. Fu convocato per eleggere il successore di Papa Clemente IV, morto nel novembre 1268, ma si trasformò presto in un interminabile stallo politico e spirituale. I cardinali, divisi in fazioni e sotto la forte influenza delle potenze europee dell'epoca (Francia e Sacro Romano Impero), non riuscivano a trovare un accordo. La città di Viterbo, esasperata dall'attesa, decise di chiudere letteralmente a chiave i cardinali nel Palazzo dei Papi (da qui il termine Conclave), privarli dei comfort, ridurre drasticamente i pasti e perfino togliere il tetto dell'edificio per costringerli a raggiungere una decisione. Dopo anni di pressioni, digiuni e manovre, il compromesso arrivò: nel settembre 1271 fu eletto Teobaldo Visconti, un non cardinale che si trovava addirittura in Terra Santa come legato pontificio. Tornò a Roma e prese il nome di Papa Gregorio X. Fu proprio lui, una volta divenuto Papa, a introdurre le prime regole formali del Conclave per evitare che un'elezione simile potesse durare così a lungo in futuro.

Non esistono nomi ufficialmente vietati quando un Papa sceglie il proprio nome, ma nella pratica ci sono alcune convenzioni non scritte che i pontefici hanno sempre seguito. Non esiste un Papa che abbia scelto il nome di Gesù, per un profondo rispetto religioso e simbolico verso Cristo stesso. Nessun Papa, dopo l'apostolo Pietro (considerato il primo Papa), ha mai preso il nome "Pietro II" per rispetto e tradizione. È una convenzione fortemente radicata e simbolica, più che un divieto formale.

I papi tendono a evitare nomi che potrebbero evocare ricordi negativi o divisioni storiche. Ad esempio, nessun Papa dopo Alessandro VI Borgia ha scelto il nome "Alessandro". Come viene scelto il nome? Appena eletto, al Papa viene chiesto dal cardinale decano del conclave: "Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice? Con quale nome vuoi essere chiamato?". Solitamente la scelta è ispirata da motivazioni spirituali, pastorali, omaggio a predecessori amati o venerati, o da un particolare programma del nuovo pontificato. Curiosità storiche: Papa Francesco ha scelto il nome in onore di San Francesco d'Assisi, segnando un'assoluta novità nella storia pontificia. Giovanni Paolo I (Albino Luciani, 1978) fu il primo Papa nella storia a scegliere un nome doppio, combinando quelli dei suoi due predecessori: Giovanni XXIII e Paolo VI. Quindi, pur non esistendo regole scritte o nomi ufficialmente vietati, esistono convenzioni fortemente rispettate per ragioni di sensibilità religiosa, rispetto storico e tradizione.

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