sentenza n. 197

Consulta: omicidi in famiglia, via il divieto assoluto di diminuire la pena

La norma vietava al giudice di dichiarare prevalenti le due attenuanti rispetto all'aggravante dei rapporti familiari tra autore e vittima dell'omicidio. La sentenza è stata accolta dai difensori di Alex Cotoia

30 Ott 2023 - 20:03
Conti pubblici, Consulta e rischio voragine © Tgcom24

Conti pubblici, Consulta e rischio voragine © Tgcom24

La Consulta ha stabilito che, nei processi per omicidio commesso nei confronti di una persona familiare o convivente, il giudice deve avere la possibilità di valutare caso per caso se diminuire la pena in presenza della circostanza attenuante della provocazione e delle attenuanti generiche. La sentenza n. 197 ha dichiarato dichiarato incostituzionale l'ultimo comma dell'art. 577 del codice penale, introdotto dal Codice rosso. La sentenza è stata accolta dai legali di Alex Cotoia (ha scelto il cognome della madre), il ragazzo che uccise il padre Giuseppe Pompa per difendere la madre: rischiava 20 anni di carcere.

La norma incostituzionale

 La norma introdotta dal Codice Rosso vietava eccezionalmente al giudice di dichiarare prevalenti le due attenuanti rispetto all'aggravante dei rapporti familiari tra autore e vittima dell'omicidio.

Sconto di pena per Alex Cotoia: il ragazzo che uccise il padre per difendere la madre

 Via libera allo sconto di pena quindi per Alex Cotoia. Il giovane di Collegno che nel 2020 uccise il padre, Giuseppe Pompa, per difendere se stesso, la madre e il fratello dall'ennesima aggressione da parte dell'uomo, potra' ottenere le attenuanti genereriche e di "provocazione" da parte dei giudici, impossibili da applicare per via una norma del cosiddetto Codice rosso, introdotto nel 2019.

Cosa succede adesso

 Le Corti d'assise riavranno così la possibilità di valutare caso per caso se debba essere inflitta la pena dell'ergastolo, prevista in via generale per gli omicidi commessi nei confronti di un familiare o di un convivente, o se debba essere applicata una pena più mite, adeguata alla concreta gravità della condotta.

Il caso di Collegno

 Una svolta per il caso di Alex, che, esclusa la legittima difesa, rischiava una condanna a 14 anni di carcere, ora riducibili fino a 6. Il caso era stato sollevato a maggio scorso dalla Corte d'assise d'appello di Torino che, pur ribaltando l'assoluzione in primo grado e configurando il caso come "omicidio volontario", su richiesta della difesa aveva rimesso alla Consulta la possibilità di riconoscere le attenuanti generiche e di provocazione per il giovane - 18enne all'epoca dei fatti - il quale ha sempre sostenuto di aver agito per difendere se stesso, la madre e il fratello dalle reiterate violenze del padre.

Le parole dell'avvocato di Alex

 La corte torinese, adesso, "fisserà nuovamente l'udienza e, visto il via libera per considerare prevalenti le attenuanti, potra' applicare il nuovo principio normativo e quindi fare altre due riduzioni, arrivando a una pena di poco superiore ai 6 anni", ha confermato l'avvocato di Alex, Claudio Strata. La decisione della Consulta "ci permette di affrontare anche il prossimo grado di giudizio con un po' più di tranquillità. Sappiamo che se il giudice della Cassazione dovesse confermare la condanna, Alex purtroppo andrà in carcere - ha commentato il legale -, ma quantomeno l'aspettativa e' che non stara' un tempo troppo lungo". Il giovane, che oggi ha preso il cognome della madre, lavora in un hotel ed e prossimo alla laurea in Scienze della comunicazione "è sollevato ma non di più - ha aggiunto il legale -, perché sappiamo che comunque arriverà una condanna". Per i giudici della Corte costituzionale, la pronuncia odierna "non contraddice in alcun modo la legittima, ed anzi apprezzabile, finalita' del 'codice rosso' di intervenire con misure incisive" contro la violenza domestica, ma ha lo scopo di evitare l'applicazione di pene manifestatamente eccessive "in situazioni in cui e' il soggetto che ha subito per anni comportamenti aggressivi a compiere l'atto omicida".

Gli altri casi

 E sono altri due i casi su cui la sentenza avra' impatto: quello di una donna che aveva ucciso il marito, autore di continui comportamenti violenti nei confronti suoi e del figlio e quello - sollevato dalla Corte di Cagliari - di un uomo di 67 anni, accusato di avere ucciso la moglie in un momento di esasperazione, provocato dai continui comportamenti aggressivi della vittima

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